Corriere della Sera (Milano)

Gallerie aperte nella zona delle 5Vie

- Maria Vittoria Baravelli Silvia Icardi

Possiamo realmente comprender­e cosa significa la perdita dei ghiacciai? Per rispondere a questa domanda, possiamo visitare in questi giorni, alla Triennale di Milano, la mostra di Michel Comte «Black Light, White Light» che ha messo in scena una rappresent­azione concreta e tangibile, estetica e sentimenta­le sull’impatto del declino ambientale sui ghiacciai e sui paesaggi del mondo. Michel Comte classe 1954 è conosciuto al grande pubblico per la sua brillante carriera nel mondo della moda dalla fine degli anni 70 ad oggi. E nonostante le innumerevo­li copertine, campagne pubblicita­rie e fotografie memorabili, Comte, odia i luoghi comuni e primo tra tutti l’essere etichettat­o come il «fotografo delle star» perché a sua detta: «la vita cambia sempre e noi non possiamo limitarci ad un unico ambito».

Appassiona­to di arrampicat­a e aviatore che ha osservato da punti di vista privilegia­ti i cambiament­i ambientali in questi ultimi decenni, Michel Comte ha inscenato a Milano un «addio ai ghiacci» meraviglio­so e carico di pathos, ricreando nelle sale, un simbolico angolo di oceano, un piccolo mare nero. Noi spettatori siamo chiamati ad assistere al lento scioglimen­to di blocchi di ghiaccio irregolari che il fotografo stesso ha plasmato e posizionat­o. Il lento gocciolare dell’acqua diventa una vera e propria melo- dia che rende l’esperienza artistica totale e permette allo spettatore di immergersi in un tempo sospeso e di fluttuare in una penombra blu. «L’arte contempora­nea ci offre la libertà e il potere di parlare di tutti i temi possibili», afferma Comte e aggiunge che «sta a noi perseverar­e perché quello che immaginiam­o diventi realtà. Senza se e senza ma. Perché come insegna Thomas Friedman, la nostra grandezza è data dalla nostra unicità. That’s it». arebbe bello che tra qualche anno parlando di arte contempora­nea a Milano si pensasse subito alle 5VIE, un po’ come accade oggi quando si nomina Cattelan e il pensiero va a piazza Affari dove si erge il suo celebre dito medio». È il sogno di Paolo Galli socio della Galleria Rubin in via Santa Marta, una delle 24 che domani aderiranno all’edizione numero zero di «Gallerie Aperte» (dalle 18 alle 22, programma su www.5vie.it ). La serata vedrà un susseguirs­i di vernici, performanc­e degli artisti (alle 20 quella di Florencia Martinez da Gilda Contempora­ry art) , reading. Non solo pittura, ma anche scultura, ceramiche, tappeti, e poi gioielli come quelli di Monica Castiglion­i o i collages firmati da Bruno Munari. Anche la fotografia sarà rappresent­ata: «29 Arts in Progress Gallery» per esempio presenta cinque fotografi — Gian Paolo Barbieri, Greg Gorman, William Klein, Lucien Clergue e Amedeo Turello — che raccontano cosa sia per loro l’essenza dello stile. Paolo Galli è uno dei promotori dell’iniziativa insieme con Emanuele Tessarolo anima dell’associazio­ne 5VIE Art + Design, progetto di marketing territoria­le e culturale che ha trasformat­o la zona in uno dei distretti più vivaci del Fuori Salone. «In questi anni, 5VIE ha cavalcato diverse iniziative legate non solo al design ma anche alla moda, agli artigiani, alle attività commercial­i», spiega Tessarolo. «Ora ci apriamo all’arte perché questo crocicchio di vie conta su una folta rappresent­anza di gallerie d’antiquaria­to, arte moderna e contempora­nea. Ci stiamo accorgendo quanto fare rete sia indispensa­bile per avere non solo più appeal verso il mercato ma anche più peso di fronte all’amministra­zione comunale».

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