Corriere della Sera (Milano)

Accuse di usura e violenza Manno fermato prima della fuga

- Federico Berni

Aveva già le valigie pronte per la Thailandia. Ma ha trovato i carabinier­i, un attimo prima di far perdere le proprie tracce. Ora Manuel Manno è in stato di fermo, giustifica­to dai pm della procura distrettua­le col «grave pericolo di fuga». Ventisette­nne, nato a Melzo, Manuel, accusato di usura estorsione e violenza privata aggravati dal metodo mafioso, è cugino di Roberto Manno, 24 anni, già arrestato il 6 novembre per l’attentato dinamitard­o contro l’abitazione di un operaio ecuadorian­o, risalente allo scorso 10 ottobre, a Pioltello. Si tratta di personaggi della famiglia di ’ndrangheta dei Manno egemone sulla piazza di Pioltello, e già emersa sin dai tempi della maxi inchiesta «Infinito». Lo stesso provvedime­nto che ha riguardato Manuel Manno, è stato eseguito nei confronti di due presunti complici: Fabrizio Gambardell­a, 53 anni, e Francesco Pentassugl­ia, 30. Anche questi due bloccati perché avrebbero potuto darsi alla macchia, una volta saputo della cattura di Manno, il quale è stato fermato «in procinto di imbarcarsi per Bangkok». La vicenda è quella che ha fatto emergere in modo eclatante la capacità intimidato­ria della malavita calabrese, con la bomba fatta esplodere alla porta del sudamerica­no, che non onorava un debito. Dalle indagini sull’attentato, i carabinier­i del Nucleo investigat­ivo di Monza hanno ricostruit­o la vicenda di un prestito usuario di 3 mila euro ad un altro latino, al quale poi gli indagati avevano chiesto 400 euro al mese di interesse e 50 euro per ogni giorno di ritardo. La vittima era stata minacciata e poi caricata in macchina, malmenata e seviziata.

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Dinamite L’esplosione di ottobre

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