Accuse di usura e violenza Manno fermato prima della fuga
Aveva già le valigie pronte per la Thailandia. Ma ha trovato i carabinieri, un attimo prima di far perdere le proprie tracce. Ora Manuel Manno è in stato di fermo, giustificato dai pm della procura distrettuale col «grave pericolo di fuga». Ventisettenne, nato a Melzo, Manuel, accusato di usura estorsione e violenza privata aggravati dal metodo mafioso, è cugino di Roberto Manno, 24 anni, già arrestato il 6 novembre per l’attentato dinamitardo contro l’abitazione di un operaio ecuadoriano, risalente allo scorso 10 ottobre, a Pioltello. Si tratta di personaggi della famiglia di ’ndrangheta dei Manno egemone sulla piazza di Pioltello, e già emersa sin dai tempi della maxi inchiesta «Infinito». Lo stesso provvedimento che ha riguardato Manuel Manno, è stato eseguito nei confronti di due presunti complici: Fabrizio Gambardella, 53 anni, e Francesco Pentassuglia, 30. Anche questi due bloccati perché avrebbero potuto darsi alla macchia, una volta saputo della cattura di Manno, il quale è stato fermato «in procinto di imbarcarsi per Bangkok». La vicenda è quella che ha fatto emergere in modo eclatante la capacità intimidatoria della malavita calabrese, con la bomba fatta esplodere alla porta del sudamericano, che non onorava un debito. Dalle indagini sull’attentato, i carabinieri del Nucleo investigativo di Monza hanno ricostruito la vicenda di un prestito usuario di 3 mila euro ad un altro latino, al quale poi gli indagati avevano chiesto 400 euro al mese di interesse e 50 euro per ogni giorno di ritardo. La vittima era stata minacciata e poi caricata in macchina, malmenata e seviziata.