Ritorno al Verismo
Sinfonie audaci, sentimenti forti e una ghigliottina «portafortuna» La Scala riaccoglie «Andrea Chénier» Chailly: «Abbiamo atteso troppo»
La rivoluzione (quella francese) arriva a Milano con il Verismo di Umberto Giordano. Il prossimo 7 dicembre il suo «Andrea Chénier» aprirà la stagione del Teatro alla Scala, dove l’opera esordì nel 1896 e dove manca da 32 anni. «È la seconda di cinque opere veriste che allestiremo — ha affermato il sovrintendente Alexander Pereira —: seguiranno Francesca
da Rimini di Zandonai, L’Amore dei tre re di Montemezzi e
Fedora sempre di Giordano». «Andrea Chénier» vedrà protagonisti il direttore Riccardo Chailly, il regista Mario Martone, la scenografa Margherita Palli e i cantanti Anna Netrebko (Maddalena), il di lei marito Yusif Eyvazov (Chénier) e il baritono Luca Salsi (Gérard).
Chailly ha diretto l’opera tre volte. «Attendere 32 anni per un’opera di repertorio è stato troppo lungo — ha detto il maestro —. È un’opera amata dai milanesi e appartiene di diritto al teatro, ma pochissimi musicisti l’hanno già eseguita. Abbiamo voci importanti: Anna Netrebko torna dopo la Giovanna d’Arco, con Yusif Eyva- zov lavoriamo da mesi per ottenere la vocalità adatta a un poeta come Chénier, con Salsi spero di lavorare ancora. Chi guarda al Verismo con sufficienza dimentica che è un linguaggio difficile, fatto di sinfonie audaci e lavoro d’insieme intenso. La “prima” sarà dedicata alla memoria di Victor de Sabata, che nel ‘49 diresse l’opera». Chailly è tornato sulla richiesta di non applaudire dopo le sei arie dell’opera: «Non è una mia idea: l’autore ha scritto di eseguire l’opera senza interruzioni».
«Ogni rivoluzione — afferma Martone — reca con sé una contraddizione tra slancio vitale e conclusione tragica, da quella russa alla primavera araba. Noi non guardiamo alla rivoluzione in maniera reaziona- ria: non lo fanno né Illica né Giordano. Ma Gérard è un legno storto: prima un servo che si ribella, poi capo pronto alla violenza sulle donne». È la terza volta che Martone affronta questi argomenti («Morte di Danton» in teatro e «Noi credevamo al cinema») e in questi spettacoli si è sempre portato dietro una ghigliottina «portafortuna», che è quella che vedremo in scena.
La Netrebko debutta in Maddalena «una donna che si sacrifica per amore — afferma —; nel terzo quadro i sentimenti sono davvero impressionanti». Debutto alla Scala per Eyvazov: «Provo grande emozione perché qui si sono esibiti i migliori artisti, quindi sento responsabilità. Chailly ha creato su di me una visione musicale che ho fatto mia e sono andato a sentirmi la registrazione di Beniamino Gigli». Un po’ di paura anche per Salsi: «Felicità, gioia, ansia... è il sogno di ogni cantante esibirsi alla prima della Scala. Ringrazio il direttore che ci trasmette tranquillità».
Sponsor della serata sono Edison, Rolex, JTI, BMW. Presente la Rai: «Trasmetteremo l’opera in diretta su Rai1 dalle 17.45 e su Radio3 e Rai1 HD», ha detto il direttore Mario Orfeo. «Saranno tre ore di trasmissione, con sottotitoli, per portare l’opera nelle case degli italiani: la grande musica è di tutti, come hanno dimostrato i 2,6 milioni di telespettatori del 7 dicembre scorso». Dispiegate 12 telecamere, 40 microfoni nella buca e 20 radiomicrofoni per i solisti. Differite su Art’è, in Giappone, trasmissione in vari cinema e in Galleria Vittorio Emanuele.
Sicura ospite sarà il ministro Maria Elena Boschi; quasi certa la presenza del Premier Gentiloni. La cena di gala alla Società del Giardino sarà ispirata alla Rivoluzione francese. La scenografa Palli (che firmerà anche le vetrine natalizie della Rinascente) ha ideato un Albero della libertà con berretto frigio. Menu di Filippo La Mantia ispirato ai piatti nati dalla fuga in Sicilia di cuochi dei nobili francesi, tipo risotto Gran Riserva Gallo al brodo di cappone con mandorle.