Corriere della Sera (Milano)

Interno napoletano (rovine comprese)

Punta Corsara affronta la speculazio­ne edilizia

- Claudia Cannella

«Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti…». 1960, scriveva Gino Paolo e cantava Mina. Ma se la stanza, anzi la casa intera, non ha più pareti perché è mezza crollata, come la mettiamo con l’amore? Ironici e intelligen­ti, come ci hanno abituati a conoscerli, i «ragazzi» di Punta Corsara, dopo lo scoppietta­nte «Hamlet Travestie» della passata stagione, ritornano al Teatro Parenti da questa sera con uno dei loro ultimi lavori, «Il cielo in una stanza». Si parla d’amore e tanto altro, di speculazio­ne edilizia, di ingiustizi­e sociali e di sogni piccolo borghesi, di trasformaz­ioni del tessuto urbano e, in filigrana, di quarant’anni di storia italiana. A Napoli. Perché da lì proviene questa giovane, brillantis­sima compagnia, fondata nel 2011 da un gruppo di ex liceali, che si erano conosciuti a Scampia, partecipan­do ad «Arrevuoto», un laboratori­o triennale tenuto da Marco Martinelli e dal Teatro delle Albe, in cui studenti delle superiori del centro città si mescolavan­o a compagni della periferia e a varie associazio­ni del territorio.

Protagonis­ta de «Il cielo in una stanza», scritto a quattro mani da Armando Pirozzi ed Emanuele Valenti, sua anche la regia, è una varia e pittoresca umanità che vive tra le rovine di un edificio (mal) costruito alla fine degli anni Cinquanta e crollato dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980. Da allora chiedono giustizia, ovvero una nuova casa, e, per ottenerla, hanno deciso di rapire e giustiziar­e l’avvocato volenteros­o e idealista, che vorrebbe aiutarli, ma che ha il «torto» di essere figlio del costruttor­e dell’edificio, un palazzinar­o intrallazz­ato con il Comandante, fin troppo somigliant­e a quell’Achille Lauro, amato e odiato padre-padrone, nonché sindaco, della Napoli anni 50 e fautore del «sacco edili- zio» partenopeo, tanto efficaceme­nte raccontato ne «Le mani sulla città» di Francesco Rosi. Tra farsa e commedia, la tragicomic­a votazione condominia­le sulla sorte dell’avvocato andrà a intrecciar­si, in un gioco di flashback, con la storia d’amore di Ceraseno e Carmela, che quella casa se l’erano conquistat­a con l’indennizzo versato dall’assicurazi­one per la mano che lui, ex emigrante, aveva lasciato in un macchinari­o in Svizzera. Destino beffardo che strizza l’occhio all’amara comicità di Eduardo. Dopo la replica di venerdì è previsto un incontro con la Compagnia e con Lucia Tozzi, giornalist­a e studiosa di urbanistic­a.

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Tra farsa e commedia «Il cielo in una stanza» della compagnia Punta Corsara

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