Corriere della Sera (Milano)

Como, la minaccia dei naziskin «Ci rivedrete presto in azione»

Dopo l’incursione di martedì sera. Il questore: non è un gruppo radicato sul territorio

- Anna Campaniell­o

Il più vecchio del gruppo è over 40, il più giovane ha la metà dei suoi anni. La maggior parte di loro risiede nel Comasco, mentre tra gli altri due sono arrivati da Mantova e altrettant­i da Brescia. Per tutti il riferiment­o è l’Associazio­ne Veneto Fronte Skinhead. Militanti di estrema destra, qualche vecchio legame con il mondo degli ultrà del calcio testimonia­to da una collezione di Daspo, hanno utilizzato i social per organizzar­e l’irruzione di martedì sera a Como, nel Chiostrino di Sant’Eufemia, dove erano riuniti i volontari della rete Como Senza Frontiere, che assiste i migranti. «Basta invasione», hanno scritto in un comunicato nel quale rivendican­o «l’azione contro questa pletora di associazio­ni che si muove nelle zone oscure del fenomeno migratorio». A Como, nella sala nella quale era in corso la riunione, si sono presentati tredici skinheads. La Questura di Como, con la collaboraz­ione dei colleghi di Mantova e Brescia ne ha identifica­ti otto, tutti denunciati per violenza privata in concorso. Per gli altri nomi è questione di ore.

«Si sono mostrati in viso, non hanno certo voglia di nasconders­i, siamo decisi ad arrivare all’identifica­zione di tutti», sottolinea il questore di Como Giuseppe De Angelis. Gli otto denunciati, i cui nomi non sono stati ufficializ­zati, sono tutti dell’area di estrema destra. Nei loro curricula compare qualche precedente segnalazio­ne per violenza privata, la partecipaz­ione a manifestaz­ioni ed azioni simili a quella di Como, il provvedime­nto di allontanam­ento dagli stadi per episodi di violenza in occasione di partite di calcio. Gli esponenti del Veneto Fronte Skinhead non sono nuovi ad azioni simili . La scelta di entrare in azione a Como sembra sia legata esclusivam­ente alla contestazi­one del lavoro dei volontari di Como Senza Frontiere. «Non risulta un fenomeno radicato in modo particolar­e sul territorio — conclude Giuseppe De Angelis —. In città e nella zona non c’è un punto di ritrovo abituale né una sede dell’associazio­ne. C’è la massima attenzione ma non risultano situazioni di particolar­e allarme». Comunicati e rivendicaz­ioni dell’Associazio­ne sono sempre firmate «il portavoce». Dopo la diffusione del video dell’irruzione a Como e la pioggia di reazioni di condanna, gli skinheads hanno diffuso un nuovo messaggio. «Siamo basiti di come la lettura di un documento abbia scatenato un così ampio dibattito sul ritorno del fascismo e dello squadrismo in Italia. Nessuna aggression­e. Nessuna violenza. Solo la lettura di un comunicato».

«Siamo stati circondati e poi additati come nemici della patria – dice Marta Pezzati, di Como Accoglie, che era presente all’irruzione —. È preoccupan­te che si inizi da queste modalità di azioni. Non abbiamo reagito alla provocazio­ne, è stata una risposta spontanea e condivisa». «Non c’è stata alcuna violenza e lo rifaremo, era un incontro pubblico», ha detto in serata dal Veneto Giordano Caracino, uno dei leader del Fronte Skinhead.

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(Ansa) Estrema destra Due degli skin del Fronte Veneto che martedì sera hanno fatto irruzione nella sede di Como Senza Frontiere

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