LA SICUREZZA NELLA CITTÀ ILLUMINATA
Basta poco per aiutare i cittadini a vivere meglio. Basta un clic, basta un’idea, basta aggiungere luce a strade buie che, nell’oscurità, possono diventare un incubo. Non c’è dubbio che il progetto Fiat Lux da dieci milioni di euro varato dal Comune corrisponde a una città «illuminata» che conosce la rotta e sa dove vuole arrivare. Segnale di modernità, colpo di spugna sul timbro di sottocultura che il buio sotto casa si porta dietro, deterrente contro furti e aggressioni, un modo per valorizzare l’attrattività turistica. Un gradino in più sulla scala dell’adeguamento tecnologico, il riflesso metaforico di una città che cerca cultura e chiede conoscenza, pronta a partecipare e a condividere. Il bisogno viene dal basso, e la rivoluzione passa attraverso una doppia cruna dell’ago: sostenibilità ambientale, adeguamento degli impianti. Il piano regalerà sicurezza alla Milano delle periferie, dei quartieri a rischio e delle serrande abbassate dopo le 20. Là dove quattro milanesi su dieci sostengono di non sentirsi sicuri fuori casa, un italiano su due, donne e millennial soprattutto. Là dove centri commerciali e ipermercati rappresentano un’oasi, una sponda a cui aggrapparsi. Ma non bisogna dimenticare che il sistema dell’illuminazione pubblica in Italia fa acqua, e non da oggi. Il consumo energetico, rileva una recente ricerca del Censis, è pari a un miliardo di euro all’anno, 107 kilowattora (kWh) pro capite: oltre il doppio della Germania (50 kWh) e della Gran Bretagna (42 kWh), un terzo in più della Francia. Ma l’Italia è anche il Paese degli sprechi, secondo in questo campo solo alla Spagna. E la causa è proprio l’inefficienza delle tecnologie. La classifica dei luoghi pubblici con illuminazione ritenuta inadeguata indica in primis le strade fuori dal contesto urbano (68,6 per cento), poi giardini, parchi, parcheggi (57,6 per cento) e le vie più centrali (37,4 per cento). Basta poco per aumentare la quota di vivibilità, ma il sistema è complesso e chiede continui adeguamenti.