Gli ultimi «presepisti» e la partita con Amazon sui regali di Natale
Uso e consumo Cala il budget per gli acquisti, cresce la Rete
Il Natale dei milanesi tra la crisi dei «presepisti» (ne sono rimasti soltanto due) e il «paniere» che cambia. Il budget si riduce ma aumentano gli ordini fatti sulla Rete e gli acquisti hi-tech. Di 345 euro la spesa per regali, di 121 per il pranzo.
Giuseppe Barbareschi fa il negoziante. Non ha letto i dati pubblicati ieri da Confesercenti sui consumi natalizi degli italiani. Ma si è accorto dai conti che non sarà il Natale della rinascita. «Diciamo che resistiamo, come le tradizioni» spiega mentre riordina le statuette dietro la vetrina di largo Schuster 1. Dalle teche, i Re Magi in terracotta lanciano sguardi interrogativi a una comitiva di clienti coreani. «Con Expo abbiamo avuto un picco di turisti — racconta il presepista — poi però gli affari sono tornati fermi». La crisi del Presepe è più lunga della crisi economica: dopo quattro chiusure negli ultimi anni (in via Cenisio, via Pattari, via San Clemente e via Larga) in città oltre al negozio Tricella di Barbareschi è rimasta un’unica altra bottega specializzata. Strenne natalizie e pastorelli (rigorosamente marca Fontanini) qui ne vendono tutto l’anno «ma è questo il periodo in cui dobbiamo fare cassa» spiega Barbeschi. «Invece la gente posticipa gli acquisti».
Nei sondaggi sui consumi la voce «presepe», in realtà, non figura neppure: e non è che le altre se la passino molto meglio. Da un’elaborazione fornita al Corriere da Swg — che ha condotto l’indagine a livello nazionale — i milanesi spenderanno un po’ di più della media italiana per le prossime festività, ma solo il sei per cento prevede un esborso superiore all’anno scorso. Il budget resta invariato (euro più euro meno) per il 68 per cento degli intervistati, mentre per il 26 per cento è addirittura diminuito. La stima è in media di 782 euro a testa per i viaggi (chi viaggerà: due milanesi su tre), 345 euro per i regali, 121 per il pranzo di Natale e 128 per il cenone. Anche a sbirciare nel paniere degli acquisti «c’è poco da festeggiare» per Andrea Painini di Confesercenti: «La maggior parte dei consumatori anche quest’anno è orientata su libri e vestiti — registra —. Eppure parliamo di due settori in cui i negozianti continuano a fare molta fatica». Come dire che i regali una volta l’anno non bastano, per i commercianti. Anche perché vengono acquistati sempre più online, Amazon e Groupon in testa (il 36 per cento) oppure dalla grande distribuzione (31 per cento).
Ai dettaglianti attingerà solo il 19 per cento dei milanesi, il 13 per cento invece comprerà alle bancarelle sparse per la città (da piazza Castello, al Duomo, ai giardini Montanelli) o nei mercatini del Nord Europa. A riprova che Milano è «sì la città della sperimentazione e dei balzi in avanti, ma resta anche fortemente attaccata alla tradizione» e al risparmio: la stragrande maggioranza dei milanesi ad esempio «passerà la cena di Natale in casa, e solo una minima parte al ristorante» osserva Painini. Il rapporto è 16 a uno. Anche in questo «non ci si scosta molto dai dati degli anni scorsi» continua il presidente di Confesercenti.
Scorrendo la «letterina» degli acquisti, l’impressione di prudenza è confermata: dopo libri e vestiti (un classico) la classifica dei più gettonati pre- vede, nell’ordine, prodotti tecnologici e buoni acquisto, cibo&vini, l’immancabile profumo, gioielli, elettrodomestici e la sempre verde smartbox. Se i milanesi non osano in realtà è più che altro per via dei prezzi, che frenano il 43 per cento degli intervistati.
Il segno dei tempi, però, forse è in ciò che nelle indagini di mercato non figura. «Ormai certe abitudini vengono meno, la clientela comune anche nei supermercati compra sempre meno gli articoli tradizionali» spiega Gianluca Seregni, storico presepista della bottega La Stele (l’ultima rimasta, assieme a quella di Barbareschi). Nel laboratorio di viale Certosa le statuette si acquistano a chilometro zero, uscite direttamente dal retrobottega dove Seregni lavora di fino con gesso e scalpello. È la ricetta anticrisi di chi è rimasto fuori dal Natale di massa. I clienti entrano, curiosano, toccano: «Qui non trovano solo degli oggetti» spiega l’artigiano. «Certo i numeri si sono ridotti. Chi come noi punta sulla qualità continua a lavorare con i collezionisti. E per fortuna ci sono gli stranieri, che sempre più scoprono e apprezzano il nostro artigianato artistico». Chissà che, prima o poi, non lo riscoprano anche i milanesi.
Il riciclo La metà dei milanesi pensa di riciclare le strenne Uno su tre comprerà tutto online E l’80 per cento resterà in città
I presepisti Le botteghe chiudono ma noi cerchiamo di resistere Ormai preferisce Amazon e i supermercati alla qualità artigianale