Corriere della Sera (Milano)

Bambini e cannabis: un altro intossicat­o «Deriva allarmante»

A 7 anni in ospedale. L’appello del procurator­e

- Andreis

Un altro bambino, dopo il caso del piccolo di 20 mesi, è stato ricoverato in gravi condizioni e nel suo sangue sono state rilevate tracce di Thc, il principio attivo della cannabis. Ha 7 anni, è stato portato al «San Paolo»: la madre ha dato la colpa a uno sciroppo, ma in casa non sono stati rinvenuti farmaci. Si ipotizza che la cannabis sia stata offerta al piccolo come calmante. Ai medici ha detto: «Ho preso sigarette da un alieno». Il procurator­e del Tribunale per i Minorenni, Ciro Cascone: «È una deriva culturale».

«Non abbiamo idea. Come sono finite tracce di cannabis nel corpo di nostro figlio? Gli abbiamo dato un medicinale appena comprato, naturale, per calmarlo, forse è stato quello...».

Si fanno domande e dicono di non sapere, di non immaginare come sia stato possibile: sono parole dei genitori di un bambino di 7 anni ricoverato due settimane fa al San Paolo in uno stato di «forte e continuata agitazione psico-motoria, con episodi di aggressivi­tà contro la madre e il personale sanitario». Dopo la vicenda rivelata ieri dal Corriere (un bimbo di 20 mesi ricoverato sabato al Buzzi per un’intossicaz­ione da cannabis, dovuta probabilme­nte all’ingestione di un pezzetto di hashish trovato in casa), emerge un nuovo e recente caso di tracce di «Thc» (principio attivo della cannabis) rilevate nell’organismo di un bambino. In questa nuova storia, in cui la madre ha ipotizzato l’uso di uno sciroppo all’origine dell’intossicaz­ione, non c’è però alcun riscontro oggettivo sui farmaci in casa, nessun medicinale sospetto.

L’ipotesi su cui si lavora è piuttosto un’altra: che la cannabis si trovasse nell’appartamen­to, sotto qualche altra forma, e che il bambino l’abbia assunta, per caso o forse su invito, appunto perché «si calmasse». Quando in ospedale gli operatori chiedono al piccolo se ha ingerito sciroppi o caramelle particolar­i, lui prima fa cenno di no, poi dice: «Non era erba», e infine aggiunge: «Ho preso sigarette da un alieno». Si chiude nel silenzio, consideran­o i sanitari, senza lasciar capire se si tratti di pura fantasia o di parziale verità mescolata a reticenza.

La chiamata al 118, due settimane fa, arriva alle 10 di sera. Telefona la madre, racconta di essere stata «percossa e minacciata» dal figlio, «agitato e aggressivo». Arriva l’ambulanza, che porta in ospedale il bambino, in passato seguito per problemi neurologic­i.

I medici rilevano lo stato di alterazion­e: al test tossicolog­ico, emergono nelle urine tracce di Thc, che la mamma non riesce a spiegarsi. Riferisce di aver comprato «in erborister­ia» un medicinale (non meglio precisato) e di averlo dato al figlio irrequieto. Aggiunge di aver chiamato il 118 anche due giorni prima e che non sa più «come contenere quel figlio agitato». Ora i servizi sociali (allertati dal Procurator­e capo e dal pm di turno al Tribunale per i minorenni, Ciro Cascone e Annamaria Fiorillo) sono al lavoro. Dovranno confermare che genitori e fratello adolescent­e, tutti senza precedenti o segnalazio­ni, non consumino sostanze. E poi seguire le relazioni familiari a sostegno del bambino che «ha bisogno di vivere in un ambiente sicuro».

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