Rapine e violenze degli irriducibili Presi i Latin King
Zona Brenta, due arrestati: volevamo ricostituire la gang. Una madre minacciata con il taglierino in metrò
Arrestato per la prima volta a 17 anni, poi di nuovo nei guai (era il 2015) per rapina. Geovanny Ayrton Valencia Moreno era minorenne e finì al Beccaria. Uscito, ha guidato violente rapine. I poliziotti del commissariato Mecenate l’hanno arrestato con un complice 23enne: irriducibili Latin King, volevano ricostituire una gang.
La prima volta che l’hanno arrestato era in un trio di «scappati», aveva 17 anni: e si legò a un ventenne ecuadoriano appena cacciato dai Trebol, gruppetto minore nel panorama delle gang milanesi, con l’accusa di essere un maricon, un femminiello, incapace della necessaria violenza nelle risse di strada. A febbraio del 2015, per guadagnarsi rispetto da
pandilleros, iniziarono a fare rapine a ripetizione, anche 4 in una stessa sera. All’epoca Geovanny Ayrton Valencia Moreno era appena minorenne, e finì al Beccaria. Uscito, s’è rimesso in strada, con l’idea fissa di ricostituire una banda, la
sua gang: ormai aveva il soprannome, Loko, e la rabbia scriteriata per guidare sei violente rapine tra luglio 2016 e settembre 2017. I poliziotti del commissariato Mecenate l’hanno arrestato nei giorni scorsi insieme a un complice (Christian Alfredo Ortega Suarez, 23 anni).
Racconta una storia che si ripete, quest’ultima indagine: e dice che a Milano molti ragazzi sudamericani immigrati di prima e seconda generazione continuano ad essere attratti dalla mitologia della violenza da strada; che l’orizzonte di riferimento continua a essere quello delle catene di ritorsione tra i vari gruppi che negli anni si sono formati in Italia replicando i modelli sudamericani; che il gruppo nel quale affermarsi e trovare identità continua a essere quello della pandilla, della banda. E non è un caso che il poliziotti di Mecenate, guidati dalla dirigente Elisabetta Silvetti, quest’ultima indagine l’abbiano chiamata «Barrio Brenta»: perché è lì, nello scacchiere di strade che va da via Nervesa a via Toffetti, a Nord del Corvetto, che le derive violente di questi ragazzi si incrociano da qualche anno.
La storia giudiziaria di Valencia Moreno, il Loko, inizia quando compare in un’inchiesta sempre del commissariato Mecenate («Amor del rey») che nel 2013 porta a 125 ordini d’arresto per capi e capetti dei maggiori gruppi su piazza in quel momento. Il ragazzo all’epoca è giovanissimo, ma già in contatto con personaggi di spessore in una pandilla storica e dominante per anni a Milano, i Latin King Chicago (responsabili dell’omicidio di Stenio Raoul Betancourt, 26 anni, ecuadoriano, detto Boricua, ucciso la mattina del 7 giugno 2009 davanti al Thiny Café di via Brembo — sempre in zona Brenta —, un rey dei Latin King New York che aveva ripudiato la violenza esponendosi anche con interviste in Tv). Da quel 2013, e fino al 2016, vengono chiuse almeno altre tre grosse indagini, anche della Squadra mobile, che portano in carcere buona parte dei ragazzi delle gang. Si crea un «vuoto»: il parchetto di via Nervesa rimane senza controllo, e in questo spazio, nell’ultimo anno, secondo gli investigatori, il Loko ha provato a ricreare la sua gang. «È importante bloccare questi sviluppi sul nascere — spiega Elisabetta Silvetti — per evitare che il livello di scontro e violenza torni ad alzarsi come negli anni passati».
Nel luglio 2016 il gruppo di Valencia Moreno (nell’inchiesta ci sono anche 8 denunciati) attacca tre ragazzi ex Neta (altra pandilla) alla fermata del metrò Porto di Mare. Nel marzo 2017, alla fermata Brenta,
un ex Latin forever viene massacrato a pugni (con la frattura della mandibola), ma non denuncia neppure l’aggressione. Saranno i poliziotti ad andare a chiedergli conto della violenza subita. Una giovane madre viene rapinata con un taglierino. A settembre scorso il Loko intercetta un uomo sudamericano, 40 anni, a Brenta, e lo segue fin sotto casa, dove lo colpisce con un paio di pugni per rapinarlo. In quel caso lo minaccia: «Sono un Latin King». Seguono un paio di violentissime aggressioni nei giardini di via Nervesa, luogo storico da controllare. Simbolo di affermazione.
Le accuse Sette le aggressioni contestate commesse tra luglio 2016 e lo scorso ottobre