Messa in inglese e spuntino per attirare giovani e stranieri
In Sant’Andrea studenti da tutto il mondo. «Parliamo anche a loro»
Prima lettura: «A reading of the prophet Isaiah». La benedizione del prete, un rapido segno della croce e il lettore comincia: «Thus says the Lord God…». In inglese. Ecco perché la signora che, con ampio anticipo, si era seduta su una panca a metà chiesa ha rifiutato con un gesto il foglietto della messa distribuito dalla ragazzina in tunica da chierico. Lei preferisce seguire la liturgia in italiano. Ma da quasi un anno, alla parrocchia di Sant’Andrea alle 19 si celebra la «messa internazionale», con letture in inglese e aperitivo finale. Perché? «Perché in questa zona vivono tantissimi studenti della Bocconi provenienti da tutto il mondo — spiega il parroco don Umberto Caporali — e noi dobbiamo saperci rivolgere anche a loro».
L’idea è venuta all’altro don Umberto, che di cognome fa Bordoni, ricordando l’esperienza vissuta quando studiava arte nella città più internazionale del mondo: New York . «Venivano celebrate messe alle 19 della domenica — racconta — proprio per offrire la possibilità di partecipare ai giovani che durante il weekend erano andati fuori città». Qualche anno più tardi, a Milano, durante il giro per la benedizione delle case, quell’immagine gli ritorna in mente: «Molta gente, in zona, ha trovato conveniente affittare l’appartamento agli studenti. Così adesso i caseggiati sono pieni di ragazzi. E allora perché non proviamo ad andare incontro anche a loro, ritardando almeno di un’ora l’ultima messa?».
La sperimentazione parte nel gennaio 2017: la messa delle 18 slitta di un’ora per lasciare ai giovani più tempo per rientrare dal fine settimana. Ma non è questa l’unica novità. Considerando che la popolazione studentesca che gravita attorno alla Bocconi è molto internazionale, la parrocchia di Sant’Andrea decide di compiere un ulteriore passo: l’introduzione dell’inglese nella liturgia. «La messa è celebrata in italiano — spiega don Umberto — ma la prima lettura viene fatta in inglese e sul foglietto, ma soltanto su quello delle 19, entrambe le letture e il Vangelo sono in inglese. Un altro piccolo gesto per far sentire a casa proprio chi viene da lontano». In effetti, come racconta don Antonio, che coordina le attività dell’oratorio, «quasi subito ci siamo accorti che la parrocchia rappresenta un punto di riferimento iniziale per qualche ragazzo che ancora non conosce la città. Per esempio italiani che hanno sempre vissuto in piccoli paesi del centro-sud».
Il risultato è una messa «sperimentale» molto vivace: coro trascinante, almeno due preti in attesa nei confessionali, frequentata dai giovani ma anche dai veterani. E dopo la benedizione finale soltanto pochi se ne vanno «in pace». Perché c’è ancora un appuntamento afterhours nei locali dell’oratorio: l’aperitivo con vini, bibite e cibo, in perfetto stile «apericena» milanese. E anche le signore meno giovani, le stesse che poco prima hanno evitato il foglietto con le letture in inglese, mostrano di gradire, visto che sono loro le prime ad accostarsi al tavolo per farsi riempire piatti e bicchieri. Alle 20 passate, in effetti, questo spuntino può sostituire la cena. Anche perché la domenica in parrocchia non è finita: attorno alle 20,30 inizia l’incontro culturale che don Umberto organizza ogni domenica dopo l’aperitivo: oggi tocca al filosofo Silvano Petrosino. Ma c’è ancora tempo per far girare i dolci e riempire ancora i bicchieri.
Il don Piccoli gesti per far sentire a casa chi viene da lontano La chiesa è un punto di riferimento per i ragazzi che non conoscono la città