«Prevenzione del terrorismo Ecco la fase due»
Il prefetto Lamorgese e i piani d’intervento sulla Prima, i mercatini e gli eventi delle feste: fioriere anti attacco e protezioni più efficaci Migranti, entro fine anno si svuota la caserma «Case Aler occupate: va abbassata la tensione»
Barriere di cemento in posizioni più efficaci, controllo capillare del territorio. Il prefetto Luciana Lamorgese parla del piano sicurezza per le festività di Natale. «Con le forze di polizia stiamo ragionando su come ricollocare i jersey». E sul tema migranti: «Per fine dicembre la caserma Montello sarà libera».
Due finestre aperte, alle 9 di ieri mattina, lasciano entrare il freddo pungente di dicembre nell’ampio ufficio del prefetto Luciana Lamorgese, al primo piano di Palazzo Diotti. Dall’esterno, con l’aria, entra anche il rumore del traffico, quello tipico di Milano nei giorni prima delle festività: della città che attende la Prima della Scala, gli «Oh Bej! Oh Bej!», i mercatini di Natale in centro e in periferia. Un programma di eventi che, sul tavolo del prefetto, si traduce in decine di documenti per definire i piani di sicurezza e prevenzione. «Sono settimane che lavoriamo, che in Questura vengono fatti tavoli tecnici», riflette Luciana Lamorgese.
A che punto è il lavoro?
«I piani sono definiti, con le forze di polizia stiamo anche ragionando su come rivedere le posizioni dei new jersey, le barriere di cemento contro le intrusioni dei veicoli nelle aree affollate, per trovare una collocazione più efficace. Stiamo impiegando anche grandi fioriere a prova di impatto. Ma il tema sicurezza, questo è un punto chiave, va sempre visto in un’ottica più ampia».
Alcune ricerche, proprio in tema sicurezza, di recente hanno collocato Milano in posizioni non lusinghiere. Hanno ragione?
«Bisogna mettere in luce due elementi. Da una parte la tendenza alla riduzione dei reati, ormai consolidata da qualche anno. La percezione di sicurezza dei cittadini non si adatta però all’andamento delle statistiche. Anche se, devo dire, spesso l’insicurezza è più legata a situazioni di degrado urbano che alla commissione di certi reati».
Dunque, come si risponde al bisogno dei cittadini?
«Si risponde ad esempio con i servizi che stiamo facendo con le forze dell’ordine sia in stazione Centrale, sia in corso Como, sia in altre zone della città. Una presenza costante, visibile, con operazioni che si ripetono. È un lavoro di pressione sulla piccola criminalità,
ma che ha anche l’obiettivo di aumentare la percezione di sicurezza».
Con questo impegno non si rischia di trascurare l’attività antiterrorismo?
«Non è così: un efficace e capillare controllo del territorio è fondamentale anche per la prevenzione antiterrorismo. Un tema sul quale ad esempio abbiamo concordato massimo impegno, dopo gli attentati dell’ultimo anno, è quello dei furti di camion e furgoni. Finora si sono rivelati fatti di microcriminalità, ma l’impegno è fondamentale per la prevenzione di attentati». Spesso la scarsa percezione di sicurezza è legata alla difficile gestione dei migranti in certi quartieri. Siamo ancora in emergenza?
«A partire da luglio scorso abbiamo potuto procedere a una redistribuzione più sostenibile, in base al protocollo firmato all’inizio da 76 Comuni dell’area metropolitana, che oggi sono diventati 86. Gli accordi del governo con la Libia sono stati fondamentali per allentare la pressione degli arrivi, e questa minor pressione ha assicurato a noi una gestione senza più l’assillo dell’emergenza». Questo permetterà di lasciare la caserma Montello?
«Abbiamo preso un impegno che sarà mantenuto; siamo partiti con quasi 370 migranti ospitati e oggi ne restano circa 70, ai quali stiamo trovando una sistemazione. Per dicembre la caserma sarà libera. È un modello di lavoro: il ruolo della Prefettura dev’essere di certezza, non esiste il “si vedrà”. Saranno anche la buona gestione, l’integrazione e il rispetto delle regole a rendere più sicura la città».
Alcune famiglie di migranti senza casa occupano alloggi popolari. La situazione nei quartieri sta tornando complicata.
«Nei prossimi giorni insedieremo il Comitato metropolitano, al quale parteciperà il ministro Minniti, e all’ordine del giorno ci sarà anche il tema delle occupazioni abusive». Riscontrate situazioni di tensione?
«Noi gli sgomberi li facciamo e li programmiamo regolarmente; il tema è però delicato, i tentativi di occupazione sono molti, ricevo di continuo segnalazioni di cittadini che chiedono interventi per opporsi a situazioni di abusivismo». Come «disinnescare» questa tensione?
«Penso ad esempio alla zona di via Bolla, dove abbiamo avviato un censimento molto dettagliato. Perché un punto va tenuto fermo: se all’interno di aree di abusivismo diffuso esistono situazioni di fragilità, bisogna dare un’alternativa, trovare una collocazione per le famiglie deboli; dunque le istituzioni preposte devono mettere a disposizione gli spazi necessari. Ribadisco la parola sinergia, bisogna lavorare insieme. Su questo tema, anche col Comune e con l’Aler, il confronto è continuo».