CHE GUEVARA LEGGE FREUD
Fabbrica del Vapore, una mostra a cinquant’anni dalla morte indaga il politico e l’uomo. Setacciati duemila documenti Dalle immagini simbolo agli audio con aneddoti degli amici ALEIDA, IL RUGBY, I LIBRI PIÙ AMATI LETTERE E FOTO INEDITE DA CUBA PER UN VIAG
Da dove si comincia a raccontare un’icona pop? Come fare ordine fra verità e leggenda, fra migliaia di articoli, foto e testimonianze? La vicenda del Che è fra le più scabrose da ricostruire non solo perché dopo cinquant’anni dalla sua morte emozioni e ideologie si sono incrostate sui fatti storici, ma soprattutto perché, come avverte il figlio Camilo, «non è possibile dividere il Che in uomo e in personaggio storico: dobbiamo valutare l’insieme».
Partendo da questo suggerimento, due anni fa, un gruppo di lavoro di dieci persone ha passato al vaglio oltre duemila documenti conservati nel Centro studi Che Guevara dell’Avana per organizzare la mostra aperta da oggi alla Fabbrica del Vapore di Milano. Il titolo «Tu y todos» è tratto da una poesia che il Che scrisse alla moglie prima della partenza fatale per la Bolivia e mette in evidenza proprio la relazione e il conflitto tra la dimensione privata e politica del Che. Per fare chiarezza in questo intreccio il percorso espositivo di mille metri quadri è organizzato in tre livelli di racconto. Un’introduzione multimediale presenta il contesto geo politico attraverso una parete di sedici metri dove le immagini degli Anni Cinquanta che rimbalzavano da Hollywood, dalle riviste di moda e dalle pubblicità, sfumano in quelle di povertà e malattia, ingiustizia sociale. È il decennio che prepara l’esordio politico del Che. Poi il nastro della storia si riavvolge a ritroso, fino al 14 giugno 1928, quando Ernesto Guevara nasce a Rosario, in Argentina. La parte biografica è narrata in parallelo alle vicende politiche mondiali e offre un’ampia documentazione che racconta la formazione del giovane. Scopriamo le letture, compreso quella di Freud a 14 anni; la predilezione per la filosofia e la letteratura mai abbandonata al punto da far richiesta alla moglie, durante la guerra in Congo, di inviargli le tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide e i testi di Paltone e Aristotele; l’iscrizione alla facoltà di Medicina a Buenos Aires; la scrittura di diari di viaggio; l’incontro con Raul e Fidel Castro; la fondazione di radio e giornali; la scelta della lotta armata per realizzare l’imperativo morale di una società più giusta. Lettere, foto, scritti e poesie introducono il visitatore nel terzo livello di conoscenza del Che, quello intimistico di figlio, padre, amico, marito. «Devi sapere che sono un misto tra un avventuriero e un borghese, combattuto fra una voglia lancinante di casa e l’ansia di realizzare i miei sogni», si descriveva alla moglie Aleida nel 1965. Ma oltre ai documenti, una serie di contributi filmati e di registrazioni audio mostrano volti e voci di chi ha conosciuto il Che, dagli zii, al padre, agli amici dai quali emergono stralci umanissimi di vita quotidiana come le vacanze al mare, le partite di rugby. Man mano che si procede nella visita l’icona pop delle magliette e dei poster si trasforma in un uomo in carne e ossa e allora la comprensione del ruolo storico giocato nella rivoluzione per i diritti degli ultimi si sostituisce all’emozione, spesso plasmata su un entusiasmo ideologico e superficiale. «L’obiettivo della mostra non è alimentare l’epicità del personaggio — spiega Daniele Zambelli, presidente di Simmetrico Cultura che ha ideato e realizzato la rassegna — ma stimolare una riflessione sulla storia di un uomo fuori dal comune, sulle sue domande e su un periodo storico cruciale per comprenderne l’attualità».