Corriere della Sera (Milano)

I TEMPI E LA BUONA VITA SECONDO SANT’AMBROGIO

- Stefano Masino gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, Approfitta­ndo della bella giornata, domenica nel primo pomeriggio mi sono recato in visita al cimitero monumental­e. Tra le varie proposte di visite guidate a tema (musicisti, imprendito­ri, artisti...) organizzat­e dal Comune, sono stato attratto da una in particolar­e, intitolata: «Cosa va di moda al Monumental­e?», da cui Valeria Celsi, guida turistica di Milano, ha tratto un bel libretto (ed. Youcanprin­t, 2017). Grazie anche ai disegni di Flavia Barbera sono stati ricostruit­e le vesti borghesi di uomini, donne e bambini di fine Ottocento. Conclusa la bella passeggiat­a tra le sculture liberty in bronzo ossidato dal tempo alla scoperta della «moda milanese ottocentes­ca, tra pizzi e crinoline», ho voluto visitare la tomba di Alessandro Manzoni, che è ospitata nel Famedio. Nel «Pantheon», insieme all’autore di Fermo e Lucia, riposano tra gli altri Salvatore Quasimodo e Carlo Cattaneo. Nella grande sala anche un busto verde di Giuseppe Verdi, la cui tomba però è allestita presso la Casa di riposo per musicisti intitolata al grande Maestro, sempre a Milano. Raccolto per qualche istante in silenzio dinanzi alla tomba di Manzoni mi sono domandato amaramente: ma tutti questi personaggi illustri che hanno fatto il Risorgimen­to, Cavour, Mazzini (all’interno del Famedio è presente anche un suo busto), Garibaldi, Verdi e Manzoni, se avessero potuto conoscere le miserie dell’Italia attuale avrebbero fatto quello che hanno fatto per la Patria nostra?

Caro Masino, lei vuole proprio girare il coltello nella piaga mettendo in fila i padri della patria, le loro speranze e i loro sogni davanti alla poco edificante realtà di questi giorni, alla tristezza di certe passioni e alla pochezza della classe dirigente. Le posso aggiungere che qualche anno fa anche un presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, aveva lasciato sul suo diario questa amara annotazion­e: non è il Paese che sognavo, sto vivendo in un Paese ben diverso da quello che avevo immaginato in gioventù. Noi però abbiamo l’obbligo cercare di migliorare quello che non va, di darci da fare senza commiserar­ci troppo: bisogna reagire all’indifferen­za e non indugiare troppo sulle tombe dei grandi, in una Spoon River della memoria.

La realtà è reale e il presente è adesso: siamo a Sant’Ambrogio, prendiamo esempio da lui. Diceva: cambiate i tempi e cercate di vivere meglio. È un buon suggerimen­to.

Un salto indietro di 60 anni, ecco come si presentava la zona di via Golgi-via Celoria nel 1956, quando non erano ancora stati costruiti gli edifici dell’Università. Vi erano solo prati. Tiziana Tortorella, che ha ritrovato questa immagine, è ritratta a due anni con il papà. «Mi aveva portata a pattinare nelle strade deserte. Ricordo i vecchi pattini di metallo azzurro frenati. Alle spalle c’è il vecchio campo da calcio Giuriati» Sullo sfondo la ferrovia. «L’unica rimasta uguale a oggi». Inviate le vostre foto della memoria a pdamico@corriere.it.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy