Studente ribelle da 110 e lode
Nell’esposto: l’Accademia va parificata all’università. I prof: 110 e lode
Ha discusso la tesi a Brera, poi Francesco Bianchi, 28 anni, ha puntato il dito contro «l’indifferenza» che danneggia l’Accademia. «Ho anche rimosso una targa storica, nell’indifferenza generale».
Una stanzetta spoglia, al piano terra dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Pareti scrostate, molto freddo. Tutti con sciarpa e cappotti. Al centro lui, lo studente alla prova finale. Della sua tesi («Attraverso la lacuna: sulla responsabilità individuale della crisi») fa una presentazione impeccabile. Docenti entusiasti: 110, lode e menzione d’onore. Ma è a quel punto che Francesco Bianchi inizia il suo show. «Mi riconoscete il merito. Eppure, solo per colpa di un mancato adempimento burocratico, il mio titolo non varrà quanto una laurea. Gli organi dell’Accademia hanno “dimenticato” di chiedere la “messa a ordinamento” dei corsi e in questo modo hanno reso di fatto inapplicabile la legge che equiparava il diploma di secondo livello alle lauree. Bastava completare la procedura, consegnare dei documenti entro il 2013. Non è stato fatto. Questo si traduce per noi in una mancanza di diritto rispetto ai laureati delle università: ci sono precluse le stesse loro possibilità di accesso ai concorsi pubblici e ai dottorati. Io ho appena depositato un esposto in Procura». La voce dello studente tuona nello stanzino buio. «Mi domando se l’Istituzione abbia adempiuto ai suoi obblighi. Dalla scadenza sono trascorsi quattro anni, continua a non essere colmata la lacuna di identità». Si spengono le luci, sulle pareti della stanza iniziano a scorrere alcune fotografie. «Due settimane fa, all’imbrunire, sono entrato nel Cortile d’Onore dove si affacciano sia le aule dell’Accademia sia la Pinacoteca. Nessuno mi ha fermato, non ci sono controlli. Con tutta l’arte imparata nei corsi di Restauro ho staccato dal muro la targa di marmo originale con la scritta “Accademia di Belle Arti di Brera Liceo artistico” e l’ho sostituita con quella da me creata: “Accademia degli Spiriti belgi Liceo conformista”». La targa falsa, una sorta di installazione, è rimasta appesa per giorni nell’indifferenza generale: «Manca una parte di identità, fatichiamo a riconoscerci in questo luogo. Una targa vale l’altra?», chiedeva Francesco ai compagni venuti ad ascoltare la sua tesi. Quella originale, 30 chilogrammi di peso, è rimasta con lo studente per giorni. Le foto proiettate lo ritraevano con «lei» al cinema, a caccia di funghi, al ristorante. «È una dichiarazione d’amore per la mia Accademia, questa — afferma —. Non voglio che sia trascurata». Atto ironico? Goliardia? Burla? Il gesto «è un richiamo all’attenzione e alla responsabilità individuale che manca rispetto a questa scuola. Il riferimento (Spiriti belgi) va ad uno scritto di Baudelaire: il poeta, da Bruxelles, lamentava il conformismo e la scarsa iniziativa. È quanto accade a Brera, dove dilaga la stessa indifferenza». Nel 2015 tre professori (Filippo De Filippi, Gianpiero Moioli e Paola Salvi) chiesero formalmente agli organi dell’Accademia ragione del mancato adempimento: «Non ricevettero risposta». Il problema è comune anche ad altre Accademie italiane, ma questo non alleggerisce il problema: «È una disparità di diritti tra studenti».
Finisce la presentazione della tesi, si riaccendono le luci. Scroscia l’applauso della commissione, che all’unanimità proclama il voto. Risuonano le parole di Francesco: «Dalla maggior parte di studenti e docenti, l’Accademia non viene vissuta come luogo unico, come scuola di altissima formazione artistica. Ho provato attraverso l’arte a dare a Brera quella voce che in questi anni troppo spettacolo e troppa poca responsabilità stanno coprendo. Chissà quanti saranno capaci di ascoltarla e di capirne il significato».
Lo spirito Questa è una dichiarazione d’amore per la scuola