SUL FUTURO DI CITTÀ STUDI SERVIREBBE IL MAGO SILVAN
Caro Schiavi, ho apprezzato il nuovo master plan dell’area Expo che porta a Milano lo spirito delle grandi città della ricerca, ma da studente mi domando quale sarà il futuro di un quartiere che perde alcune delle funzioni più importanti: facoltà e ospedali.
Caro Marcello per capire il futuro di Città Studi servirebbero la palla di vetro e il mago Silvan: alla domanda che cosa succederà dopo il trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale e il trasloco di Istituto tumori e neurologico Besta, nessuno è in grado di rispondere. L’unico fatto certo è l’espansione del Politecnico, che ha i fondi per occupare nuovi spazi nella zona e un progetto pronto, offerto da Renzo Piano. Il resto sono impegni, buone intenzioni, ipotesi anche interessanti, che coinvolgono Comune, Atenei e Agenzia del demanio, ma devono superare lo scoglio della fattibilità pratica: devono trovare il quibus, come lo intendeva lo scrittore Mastronardi, cioè i soldi. Per ora gli investimenti pubblici e privati vanno in due direzioni: area Expo e area Sesto San Giovanni. Nella prima, dopo il sorteggio gaglioffo che ci ha sfilato l’Agenzia del farmaco, si stanno concentrando gli sforzi per la città della Scienza e della Conoscenza: e non si può fallire. Nella seconda, dopo travagliate vicende imprenditoriali e bancarie, si deve tamponare un vuoto immobiliare: e la Regione garantisce i fondi. Con il cerino in mano resta il quartiere, con qualche blog, le fiaccole, la protesta di gruppi studenteschi, la resistenza di alcuni professori (di informatica, recentemente) lo smarrimento di negozianti e affittacamere, le barricate dei Cinque stelle. Al netto di ogni posizione, la logica vorrebbe che si sapesse con certezza che cosa diventerà Città Studi, perché la nebbia (altrove scomparsa) si addensa nella zona est di Milano: avvolge il buco nero di Porta Vittoria, i rottami delle vecchie fabbriche, il suk di piazzale Cuoco, l’indefinito Ortomercato fino a Rubattino e Lambrate. Milano deve cambiare, è nel suo destino, e questa zona ha bisogno di cambiare in meglio (come è avvenuto restituendo bellezza a piazza Leonardo da Vinci) ma quando si taglia un braccio per allungarne un altro non si cambia: si resta con un braccio in meno. Non è solo il post Expo la nostra Champions, come ha detto il ministro Martina, è tutta la città. Milano, da Est a Ovest, da Nord a Sud, va tutelata e ascoltata. Anche quando costa fatica.