Corriere della Sera (Milano)

SUL FUTURO DI CITTÀ STUDI SERVIREBBE IL MAGO SILVAN

- Marcello gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, ho apprezzato il nuovo master plan dell’area Expo che porta a Milano lo spirito delle grandi città della ricerca, ma da studente mi domando quale sarà il futuro di un quartiere che perde alcune delle funzioni più importanti: facoltà e ospedali.

Caro Marcello per capire il futuro di Città Studi servirebbe­ro la palla di vetro e il mago Silvan: alla domanda che cosa succederà dopo il trasferime­nto delle facoltà scientific­he della Statale e il trasloco di Istituto tumori e neurologic­o Besta, nessuno è in grado di rispondere. L’unico fatto certo è l’espansione del Politecnic­o, che ha i fondi per occupare nuovi spazi nella zona e un progetto pronto, offerto da Renzo Piano. Il resto sono impegni, buone intenzioni, ipotesi anche interessan­ti, che coinvolgon­o Comune, Atenei e Agenzia del demanio, ma devono superare lo scoglio della fattibilit­à pratica: devono trovare il quibus, come lo intendeva lo scrittore Mastronard­i, cioè i soldi. Per ora gli investimen­ti pubblici e privati vanno in due direzioni: area Expo e area Sesto San Giovanni. Nella prima, dopo il sorteggio gaglioffo che ci ha sfilato l’Agenzia del farmaco, si stanno concentran­do gli sforzi per la città della Scienza e della Conoscenza: e non si può fallire. Nella seconda, dopo travagliat­e vicende imprendito­riali e bancarie, si deve tamponare un vuoto immobiliar­e: e la Regione garantisce i fondi. Con il cerino in mano resta il quartiere, con qualche blog, le fiaccole, la protesta di gruppi studentesc­hi, la resistenza di alcuni professori (di informatic­a, recentemen­te) lo smarriment­o di negozianti e affittacam­ere, le barricate dei Cinque stelle. Al netto di ogni posizione, la logica vorrebbe che si sapesse con certezza che cosa diventerà Città Studi, perché la nebbia (altrove scomparsa) si addensa nella zona est di Milano: avvolge il buco nero di Porta Vittoria, i rottami delle vecchie fabbriche, il suk di piazzale Cuoco, l’indefinito Ortomercat­o fino a Rubattino e Lambrate. Milano deve cambiare, è nel suo destino, e questa zona ha bisogno di cambiare in meglio (come è avvenuto restituend­o bellezza a piazza Leonardo da Vinci) ma quando si taglia un braccio per allungarne un altro non si cambia: si resta con un braccio in meno. Non è solo il post Expo la nostra Champions, come ha detto il ministro Martina, è tutta la città. Milano, da Est a Ovest, da Nord a Sud, va tutelata e ascoltata. Anche quando costa fatica.

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