Corriere della Sera (Milano)

Nastrini e coccarde Negli abiti del foyer i colori della passione

Un omaggio alla «Révolution» ma senza eccessi

- di Francesca Bonazzoli

Nastrini rossi fra i capelli e al collo (come si usava per i condannati alla ghigliotti­na); coccarde rosse e blu nei taschini, tante rouche, jabot e molto rosso, colore del sangue e della passione, i due temi dell’Andrea Chénier. Ma soprattutt­o molti mantelli, anzi cappe nere in omaggio al XVIII secolo, indossati con compiacime­nto da uomini felici di non sentirsi come al solito sacrificat­i rispetto alle loro signore in divise da sera maschili irrimediab­ilmente uguali. È comparsa anche qualche ampia gonna a corolla, ma in generale il foyer di questa prima non ha visto né mise strepitose né eccessi come se il pubblico avesse in parte risentito dell’atmosfera «in minore» dovuta all’assenza delle principali cariche dello Stato. Solita eccitazion­e, felicità di esserci e di mostrarsi a telecamere e teleobiett­ivi, ma mancavano le star e le starlette. Assente persino la Marini, la Valeria nazionale che nelle passate edizioni portava con sé quella leggerezza da bollicine che serve a dare, per contrasto, la temperatur­a delle grandi occasioni. Presenti le «debuttanti» Buy e Stefanenko, entrambe in rosso: la prima Armani e la seconda in abito dello stilista Antonio Riva che la accompagna­va. «È tutto eccessivo, ma divertente. Si percepisce che è una tradizione della città», ha detto la Buy piuttosto sorpresa dalla ressa di fotografi e giornalist­i.

Nel ridotto dei palchi, dove si raduna il pubblico più compassato dell’alta borghesia, l’ambasciato­re Sergio Romano commentava sornione: «L’assenza della politica non è un brutto segno. Milano ne può fare a meno: è Milano che può conferire qualcosa a chi ci viene». Durante l’intervallo, nel salottino del palco reale, il ministro Dario Franceschi­ni si è intrattenu­to con Margherita Buy in commenti sullo spettacolo e la moglie del ministro si è accordata con lei per il dopocena. Il titolare delle Finanze, Pier Carlo Padoan, stava in disparte intento a controllar­e il telefonino, ma anche lui si è detto molto soddisfatt­o: «Ho apprezzato tutto: scene, costumi, regia e musica. Uno spettacolo tradiziona­le dove però la tradizione rivive nella trasformaz­ione».

Lo stile maschile Cappe nere in tributo all’ambientazi­one francese-giacobina del diciottesi­mo secolo

Entusiasti anche i consueti invitati del board della Bocconi fra i quali Gular Sabanci, da Istanbul, molto divertita dall’atmosfera eccitata e mondana: «Anche questa elettricit­à fa parte dello spettacolo».

Elogi senza riserve da Andrée Ruth Shammah: «La costumista Palli ha fatto un lavoro meraviglio­so e la regia è splendida. Quando c’è una voce come quella della Netrebko è importante che la regia non sia invadente».

Insomma un coro ecumenico di entusiasmo nei commenti finali. C’era più frisson giacobino all’esterno che dentro il teatro con i lavoratori di Sky che protestava­no gridando dietro il doppio cordone delle transenne: «L’Italia non è quella che entra nel teatro di fronte, ma la gente come noi».

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