Fiera, la storia in una galleria d’immagini
Dalla Moka gigante ai vip, una selezione di foto d’epoca accompagna i visitatori verso piazza Tre Torri L’appello ai cittadini: mandateci i vostri scatti
È dedicata «a chi c’è stato e a chi non l’ha mai vissuta». Oltrepassando i monumentali cancelli in ferro battuto restaurati, opera del re del Liberty Alessandro Mazzucotelli, lungo via Ortese i pannelli raccontano con scatti fotografici la memoria del luogo — l’ex piazza d’Armi — che dal 1923, per 83 anni, ospitò la Campionaria. Di quel tempo rimangono le due palazzine degli orafi, disegnate dallo stesso architetto, Paolo Vietti Viola, che aveva realizzato i nuovi impianti dell’ippodromo.
Ed è già una mostra da guinness dei primati, con i suoi sessantaquattro metri lineari allestiti con spettacolari fotografie: apre in questi giorni e sarà smontata solo nel 2025. Si snoda attraverso otto sezioni, tra loro indipendenti, a mostrare «gli ingredienti» della Fiera che è stata un tutt’uno con la città. Non è un caso se nell’ex padiglione 3, nel 1946, Arturo Toscanini ricominciò a dirigere mentre si ricostruiva il Teatro alla Scala, distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. E qui iniziò la Rai con le trasmissioni in via sperimentale da Rischiatutto a Portobello fino alla Domenica sportiva.
Nelle gigantografie si possono osservare le folle oceaniche, gli oggetti che hanno fatto la storia del design, i personaggi e i vip che in quegli ottanta anni di storia sono arrivati in visita. Perché la Fiera era anche questo, non solo vetrina irrinunciabile per ogni azienda, piccola o grande che fosse, ma palcoscenico per le personalità. Le quali — presidenti, Papi, capi di Stato, ministri, diplomatici e first lady — percorrevano gli ampi viali tra i padiglioni accompagnati su una Fiat torpedo 2800, che ancora è conservata. Toccò a Evita Peron nel 1947, a Ingrid Bergman nel 1954 e a Barack Obama nel 2017.
Scriveva Vincenzo Cardarelli all’indomani della Seconda guerra mondiale: «La fiera è uno dei tanti misteri italiani, forse il più audace. Si trattava di mostrare che si è ancora vivi in mezzo a coloro che già ci piangevano morti». Era nata come avventura quasi eroica di otto imprenditori che avevano scelto i Bastioni di Porta Venezia per ospitare le novità del mondo. Tre anni dopo era già diventata una vetrina privilegiata per il made in Italy e s’era fatta spazio in largo Domodossola. Qui sono nate le sfilate di moda, questa è stata la palestra di sfida per architetti e designer. Ogni anno — scrivono gli autori della mostra — «si contano padiglioni, allestimenti e pannelli, tutti prodotti da grandi firme. Le aziende si sono affidate a maestri del calibro di Franco Albini, Enzo Mari, Bruno Munari e Achille Castiglioni, vincitore di 14 Compassi d’oro, ricorda: «Ci siamo divertiti molto, si rischiava moltissimo partendo dal presupposto che, comunque, entro quindici giorni, tutto veniva distrutto».