Sala, scontro sul reato a sorpresa
Alberi di Expo, l’accusa passa da turbativa d’asta ad abuso d’ufficio. Scudo Pd, la Lega: è azzoppato
Sparisce la turbativa d’asta, compare l’abuso d’ufficio nell’inchiesta sulla piastra di Expo che vede coinvolto il sindaco Giuseppe Sala. La procura generale, in relazione alla fornitura di alberi, formula l’accusa di concorso in abuso d’ufficio. I legali di Sala non usano frasi di circostanza: «Questa iniziativa della Procura generale di Milano è anomala al punto da sembrare persecutoria».
Sparisce la turbativa d’asta, compare l’abuso d’ufficio. Nuovo colpo di scena nell’inchiesta sulla piastra di Expo che vede coinvolto il sindaco Beppe Sala. La procura generale ha fatto cadere l’accusa di turbativa d’asta in relazione alla fornitura di alberi per il sito dell’Esposizione ma ne ha formulata una nuova: concorso in abuso d’ufficio con un altro indagato. Accusa che era stata rivolta ad Angelo Paris che secondo le carte della stessa procura avrebbe operato all’insaputa del sindaco, allora commissario Expo.
Sala non parla. Al posto suo parlano i legali, gli avvocati Salvatore Scuto e Stefano Nespor. E non usano frasi di circostanza: «Questa iniziativa della Pg di Milano si pone in evidente contraddizione con i giudizi che Anac, avvocatura dello Stato e la stessa Procura della Repubblica di Milano hanno precedentemente formulato, apparendo anomala al punto da sembrare persecutoria». Il mondo politico si divide. Da una parte il centrosinistra fa quadrato intorno a Sala. Dall’altra Cinque Stelle e Fratelli d’Italia che ne chiedono le dimissioni. La Lega parla di «sindaco azzoppato». Fa eccezione Forza Italia che non recede dalla sua linea garantista: «Non siamo garantisti a corrente alternata — dice Mariastella Gelmini — anche nei confronti dei nostri avversari politici. Chiediamo solo si faccia chiarezza in fretta nell’interesse della città».
Parte il Pd, con il segretario Pietro Bussolati: «Piena fiducia in Beppe Sala. La sua richiesta di rito immediato è la dimostrazione della sua volontà di chiarire in fretta e continuare a lavorare per i milanesi. La destra becera, che oggi ne chiede le dimissioni, dovrebbe vergognarsi di aver difeso Expo e Milano a giorni alterni, senza un briciolo di coerenza e buon senso nei confronti dei cittadini». A ruota il capogruppo, Filippo Barberis: «Siamo davanti al terzo cambio di posizione della procura sui fatti contestati: prima archiviazione, poi ipotesi di turbativa d’asta, poi stralcio della stessa e adesso nuovo reato di abuso di ufficio. Se non siamo davanti ad una persecuzione parlerei quantomeno di accanimento». Conclusione: «Siamo totalmente solidali con il sindaco e tranquilli che il suo operato sia sempre stato indirizzato nell’interesse del completamento dell’evento». L’assessore Pierfrancesco Majorino si dice «convinto che il sindaco uscirà pulitissimo dalla vicenda. Non ci faremo distrarre e continueremo a lavorare per la città». Tocca ad Anita Pirovano, capogruppo di Insieme x Milano: «La disponibilità del sindaco, ribadita pochi giorni fa, di andare verso la verità nei tempi più rapidi possibili è nell’interesse di sindaco, Comune e della città nel suo complesso».
Sul versante opposto i Cinque Stelle: «Ci auguriamo che questa volta, invece di autosospendersi — attacca Gianluca Corrado — venga a riferire in aula la reale situazione e valuti serenamente se i suoi guai giudiziari siano compatibili con la guida di Milano, città che merita amministratori di ben altro spessore». La nuova accusa a Sala serve anche per regolare i conti con Giorgio Gori, candidato alla Regione: «Su quanto accaduto in Expo è ora di fare chiarezza — attacca Dario Violi, candidato M5S per la Regione — Sono gli stessi fatti giudiziari a smentire le parole di Gori sulla questione morale che esiste nel centrodestra come nel centrosinistra». Ancora più duro Riccardo De Corato(FdI): «Sala dovrebbe vergognarsi. E dimettersi. Milano non può avere un sindaco in carica indagato per due reati contro la pubblica amministrazione, non era mai successo in 70 anni». Anche la Lega non risparmia bordate: «È piuttosto imbarazzante — dice Alessandro Morelli — Ci aspettiamo una sua nuova autosospensione. Ora comprendo i recenti attacchi alla Lega: voleva distogliere l’attenzione dalle sue magagne. È di fatto un sindaco azzoppato».