NERVIANO ALLA LUCE DEL SOLE
Difficile sollevare critiche, a patto che ci sia trasparenza. Contestare la scelta del governatore Roberto Maroni di vendere il centro di ricerche farmacologiche contro il cancro di Nerviano sarebbe sbagliato: Regione Lombardia, che dal Natale 2010 lo controlla tramite la Fondazione per la ricerca biomedica, ci ha messo 175 milioni tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti (35 milioni che riavrà forse dopo il 2022). Soldi pubblici che non possono andare avanti a essere investiti all’infinito. L’alienazione in sé, dunque, non può destare scalpore: torna privato ciò che nacque privato (come centro Farmitalia-Carlo Erba). Ma c’è una condizione da soddisfare: carte scoperte. L’acquisto da parte degli investitori guidati tramite fondi sovrani dal governo cinese e da mister Cao Yuping dell’azienda farmaceutica Hicin, pronti a investire per il futuro di Nerviano 22 milioni, deve avvenire nella massima chiarezza. Le riunioni per l’operazione finanziaria che, salvo sorprese, si concluderà con l’alienazione sono iniziate ieri (risulta già che Unicredit abbia rinunciato all’84 per cento del debito ovvero a 150 milioni di euro). Il verdetto finale è atteso per oggi. Ma il closing per essere davvero inattaccabile dovrà essere accompagnato da una comunicazione ufficiale: identità degli acquirenti, cifre in campo e condizioni di vendita. Senza dimenticare il posto di lavoro dei 378 ricercatori. Altrimenti tutti gli sforzi finanziari di Regione Lombardia andrebbero in fumo.