Corriere della Sera (Milano)

Truffa sventata all’uscita del Park Hyatt

Operazione della Polizia locale. Affare con banconote false

- Di Gianni Santucci

Poco dopo le 16 di un pomeriggio di fine novembre un uomo esce dall’hotel Park Hyatt, in via Tommaso Grossi, vicino all’ingresso della galleria Vittorio Emanuele. Ha 44 anni, è ben pettinato, indossa un completo scuro: un abito elegante che in qualche modo stona, quando si avvicina a una Opel Astra grigia parcheggia­ta dietro l’angolo, fuori dall’albergo. L’uomo apre lo sportello, lascia un sacchetto di plastica e poi rientra nella hall, dove si accomoda a un tavolo. Ad attenderlo, un altro tizio distinto, dai tratti nordeurope­i. Dentro il sacchetto lasciato nell’Astra (ma questo si scoprirà soltanto più tardi) sono custoditi 12 certificat­i di garanzia di orologi Urban Jürgensen, marchio svizzero di estremo lusso e ricercatez­za. Due agenti della Polizia locale, di pattuglia, in borghese, notano la scena e si fermano, seguendo quel che accade attraverso le vetrate del bar. Nel tentativo di raggiro i certificat­i di garanzia di 12 Urban Jürgensen fatti a mano in Svizzera

La scena che vedono, e che sembra una transazion­e, in realtà è un pezzo di teatro criminale: l’ultima fase di un rip deal, forma di raggiro in cui è specializz­ata l’«accademia» dei truffatori sinti, che si muovono tra Lombardia, Piemonte e Francia. Pochi minuti dopo, gli agenti spostano lo sguardo su altri due uomini che escono dall’hotel: due tipi simili a quelli seduti al bar, ma uno batte per un attimo la mano su una valigetta ventiquatt­r’ore e la porge all’altro. È in quel momento che gli uomini della Locale tirano fuori i tesserini e intervengo­no.

Prima ancora di ascoltare le testimonia­nze, bastano gli oggetti che verranno sequestrat­i a definire il quadro. Da una parte, i certificat­i di quegli orologi, pezzi quasi unici, fatti a mano a Biel (in Svizzera) e venduti in tutta Italia soltanto in una gioielleri­a di Milano, «Verga» in via Mazzini. Nella valigetta sono invece ben allineate 24 mazzette di banconote da mille franchi (quasi tutte false, tranne la prima di ogni risma); e poi altre banconote, autentiche, trovate nelle tasche dei due uomini vestiti di nero. Il totale equivale a circa 500 mila euro.

Mezzo milione, il prezzo della truffa, che era iniziata con uno scambio di mail qualche giorno prima: un francese aveva contattato l’azienda svizzera, presentand­osi come emissario di un facoltoso cliente milanese interessat­o a un grosso (e riservato) acquisto di orologi. Tanto era importante l’affare, che da Biel è poi sceso, per l’appuntamen­to al Parh Hyatt, un altissimo dirigente dell’azienda. Così ha poi spiegato: «Abbiamo parlato in hotel con quei due uomini per circa un’ora, abbiamo mostrato i certificat­i, ma a un certo punto loro hanno proposto con insistenza di concludere la transazion­e lì, pagando con i contanti. Noi stavamo cercando di spiegare che comunque avrebbero dovuto recarsi nella vicina orologeria “Verga” per fare materialme­nte l’acquisto». Gli agenti della Locale sono intervenut­i proprio in quella fase.

Qualche ora dopo è stato chiuso il verbale d’arresto per Juliano Jovanovic, 25 anni, cittadino olandese, e Velisa Jovanovic, 44 anni, cittadino francese. Entrambi sinti, vestiti di nero, finiti a San Vittore con il loro «abito di scena».

Pezzi unici

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Alla fiera La merce era in vendita in una bancarella di articoli militari priva di sistemi di custodia. Gli agenti sono intervenut­i dopo aver visto alcuni minorenni maneggiare le armi
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