MILANO, LE BOMBE, CAPROTTI E TUTTI I SINDACI DEL RISCATTO
Caro Schiavi, chi dimentica la Storia si trova spesso costretto a ripeterla. Ecco perché reputiamo utile ricordare la data di nascita del riscatto milanese. Avvenne per via d’un evento crudele e drammatico all’inizio dell’estate 1993, appena insediata la giunta Formentini quando mani tuttora ignote posero la bomba criminale al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. Per una volta ancora, come dopo le bombe alla Banca dell’Agricoltura, la città reagì unita nella voglia di resistere, come disse allora Francesco Saverio Borelli. Alla ricostruzione del Pac contribuì la società civile e in modo particolare il patron di Esselunga Bernardino Caprotti. Da quel momento la giunta Formentini lanciò il piano di rinascita urbana, la decisione di riordino dei trasporti con il Passante e di ridisegno del Centro con l’isola pedonale di via Dante. In quegli anni furono rianimati i piani urbanistici per la Bicocca e per le aree dismesse nell’ambito d’un vasto progetto che prevedeva il risanamento della cinta industriale che soffocava la città: tutto il resto ne è conseguente. A questo intervento d’indirizzo corrispondeva la costruzione del Piccolo Teatro, il piano per il Teatro alla Scala, quello per il Franco Parenti, per il Teatro dell’Arte alla Triennale. Sono gli anni nei quali rinacque Palazzo Reale che passò da trentamila utenti ad oltre un milione e fu varato il restauro storico dell’edificio. Sono gli anni nei quali fu restaurata la Galleria e Piazza del Duomo. Furono gli anni nei quali la Fiera offrì alla città il riordino di piazza San Babila, gli anni del progetto per lo Iulm e quelli della trasformazione della sede storica del Corriere in via Solferino. Furono gli anni nei quali Milano fu prima promotrice d’una nuova era ecologica, con il primato della raccolta differenziata e l’avvio del piano per i depuratori. Arrivarono i nuovi tram e le metrotramvie, su capriccio personale di Formentini, il quale avendo a lungo frequentato Strasburgo, voleva dare un avvio europeo alla città e ai suoi trasporti pubblici. E così fu, se vi pare. La bravura dei successori fu quella di credere alla continuità amministrativa.
Caro Daverio, credo che ogni sindaco a Milano, negli ultimi venticinque anni, abbia dato qualcosa alla città. Chi una speranza (Formentini) chi i cantieri (Albertini) chi l’Expo (la Moratti) chi l’onestà (Pisapia). Le riletture, anche di parte, non devono temere la critica: remember il vascone con l’acqua in piazza Duomo? La forza di Milano è che può contare su chi la ama, come lei.