COLPI BASSI DA EVITARE SUL RING
Ancora fascisti contro comunisti. Ancora destra contro sinistra. Questa sera potrebbe approdare all’aula comunale il cosiddetto «patentino antifascista», voluto da una mozione che esclude da contributi, patrocini e spazi pubblici i gruppi che tengono comportamenti «fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti». Quando si è incominciato a parlarne, giovedì scorso, il discorso ha preso subito una vecchia piega: che cosa sia stato peggio tra fascismo e comunismo. Poi, si è sfiorata la colluttazione tra pubblico e consiglieri, si sono levati cori contrapposti per finire con reciproche accuse di provocazione.
Non sarebbe di buonsenso che episodi del genere si ripetessero questa sera oppure nei prossimi giorni, quando la mozione tornerà in aula. La preoccupazione per le azioni sempre più frequenti dei gruppi della destra radicale è legittima. Eppure, proprio da parte di chi dice di voler difendere i valori costituzionali, l’offrire una nuova platea — o magari un ring — a chi potrebbe essere tentato di strizzare l’occhio a certe fasce, forse non era un’esigenza indifferibile. Per contro, non risulta che in Consiglio comunale siedano esponenti di gruppi con simpatie neofasciste. Se così fosse, non l’avevano fatto sapere prima delle elezioni. E dunque, anche il tentativo di una parte del centrodestra di riaprire il tribunale della storia per dar di gomito all’anticomunismo non pare utile. Né sembra una politica del livello che Milano ha il diritto di attendersi.