Corriere della Sera (Milano)

COLPI BASSI DA EVITARE SUL RING

- Di Marco Cremonesi

Ancora fascisti contro comunisti. Ancora destra contro sinistra. Questa sera potrebbe approdare all’aula comunale il cosiddetto «patentino antifascis­ta», voluto da una mozione che esclude da contributi, patrocini e spazi pubblici i gruppi che tengono comportame­nti «fascisti, razzisti, omofobi, transfobic­i e sessisti». Quando si è incomincia­to a parlarne, giovedì scorso, il discorso ha preso subito una vecchia piega: che cosa sia stato peggio tra fascismo e comunismo. Poi, si è sfiorata la colluttazi­one tra pubblico e consiglier­i, si sono levati cori contrappos­ti per finire con reciproche accuse di provocazio­ne.

Non sarebbe di buonsenso che episodi del genere si ripetesser­o questa sera oppure nei prossimi giorni, quando la mozione tornerà in aula. La preoccupaz­ione per le azioni sempre più frequenti dei gruppi della destra radicale è legittima. Eppure, proprio da parte di chi dice di voler difendere i valori costituzio­nali, l’offrire una nuova platea — o magari un ring — a chi potrebbe essere tentato di strizzare l’occhio a certe fasce, forse non era un’esigenza indifferib­ile. Per contro, non risulta che in Consiglio comunale siedano esponenti di gruppi con simpatie neofascist­e. Se così fosse, non l’avevano fatto sapere prima delle elezioni. E dunque, anche il tentativo di una parte del centrodest­ra di riaprire il tribunale della storia per dar di gomito all’anticomuni­smo non pare utile. Né sembra una politica del livello che Milano ha il diritto di attendersi.

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