La signora del presepe
Storia della principale collezione lombarda
In una casa di Broni, sulle colline pavesi, si respira l’atmosfera del Natale tutto l’anno. È quella di Giusy Vinzoni, 48 anni, dove c’è la più grande collezione privata di presepi della tradizione lombarda.
In una casa di Broni, sulle colline pavesi, si respira l’atmosfera del Natale tutto l’anno. Quella di Giusy Vinzoni, 48 anni, è la più grande collezione privata di presepi della tradizione lombarda. Statuine, capanne, Natività e pastorelli sono sempre esposti e si trovano in ogni stanza. In bacheca, appoggiati su vecchie scatole di latta, allestiti su comò, nella dispensa della cucina, e persino sul bordo della vasca da bagno.
Si contano quasi mille pezzi provenienti dalle più prestigiose produzioni di presepi lombardi e toscani.
Una passione nata per gioco una decina di anni fa — paradossalmente in spiaggia — chiacchierando con una cultrice del genere, e diventata con il tempo una mania. «Ho pensato di allargare la collezione anche a quelli tradizionali partenopei — commenta Giusy divertita —. Ma a quel punto mio marito chiamerebbe il legale per il divorzio». Ogni anno la raccolta di questa mamma bronese si arricchisce grazie a scambi, regali di amici e parenti. E ad archiviarla in cantina lei non ci pensa minimamente. Anzi, la sera del 24 dicembre apre la scatola «Gesù Bambino», e completa tutte le Natività; stesso giro tra i presepi per l’Epifania con i Re Magi.
La collezione di personaggi e capanne va dagli anni 30 sino all’avvento della bachelite, negli anni 60. Nelle stanze di Giusy se ne trovano in carta pesta cava e piena, in plastica, in gesso. Arrivano dai mercatini, dove spesso si fanno affari, o via Internet, anche dagli Stati Uniti. La loro altezza varia dai sette ai 30 centimetri, tutti rigorosamente autentici e non restaurati.
Gli antichi artigiani milanesi della carta pesta sono i suoi favoriti: Confalonieri, Cometa, Nardi, Rovello; questi i nomi impressi alla base delle statuine che, per i non addetti ai lavori, sono sinonimo di valore. «Un personaggio può costare dai 30 ai 150 euro — spiega — ma un pezzo di Confalonieri in patina rossa può valere fino a mille euro»
In quegli anni, «i personaggi venivano dipinti tutti a mano dai ragazzi dell’Accademia di Brera e venduti alla Rinascente e nelle cartolerie a prezzi folli, quasi uno stipendio di un operaio dell’epoca. La colorazione borgogna che li rende così rari, fu in realtà un difetto di fabbrica per via dell’ossidazione della tintura. Ho la fortuna di possederne uno: è un diorami che raffigura una contadina che raccoglie le uova, trovato a dieci euro su una bancarella».
Alla signora dei presepi non interessa il valore economico della collezione ma selezionare, e studiare sui pochi manuali redatti in Italia. «I collezionisti più incalliti ricorrono addirittura a fare radiografie alla statuina, come se fosse un quadro: se la scultura è stata ritoccata perde quotazione. Io non sono così fissata; il mio è divertimento. Siamo un po’ sommersi ma ormai anche marito e figli hanno gettato la spugna e mi aiutano. E poi a loro fa comodo: preferisco mi regalino un presepe che un gioiello».