Corriere della Sera (Milano)

L’INCROCIO DI DUE VITE OPPOSTE

- di Andrea Kerbaker

Credo sia difficile immaginare due persone così diverse, umanamente e ideologica­mente, come Bernardino Caprotti e Che Guevara. Da un lato un imprendito­re milanese, inventore della grande distribuzi­one alimentare italiana con i suoi supermerca­ti, tenacement­e conservato­re, fino all’ultimo dei suoi giorni e perfino nel testamento, gremito di giudizi sferzanti; dall’altro un mito mondiale della

guerrilla, una vita breve con il mitra in mano, a combattere nel Sud America per gli oppressi. Quasi coetanei — classe 1925 Caprotti, tre anni meno il secondo — non si sono mai incontrati, anche perché il Che non è neppure arrivato ai 40; in ogni caso, si fossero conosciuti in vita, avrebbero certamente dato luogo a uno scontro a fuoco (non solo metaforico, temo, nel caso del Che). Eppure oggi, qui a Milano, due mostre che li ricordano a poca distanza sono sorprenden­temente simili, a partire dalla scelta di luoghi inusuali, il Mall di Porta Nuova per l’Esselunga, la Fabbrica del Vapore per il Che. Ma quelle che più le apparentan­o sono le modalità fortemente immersive, basate sulla spettacola­rità più che sulle tesi sostenute, per far vivere ai visitatori un’esperienza unica: caratteris­tiche che rendono entrambe contempora­nee allo stato puro; e il pubblico le riempie e si diverte. È come se, a 60 anni dall’inizio delle loro parabole, nella totale divergenza delle loro idee, i due si fossero accordati per sorprender­ci: perché certi protagonis­ti non finiscono mai di stupire.

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