L’INCROCIO DI DUE VITE OPPOSTE
Credo sia difficile immaginare due persone così diverse, umanamente e ideologicamente, come Bernardino Caprotti e Che Guevara. Da un lato un imprenditore milanese, inventore della grande distribuzione alimentare italiana con i suoi supermercati, tenacemente conservatore, fino all’ultimo dei suoi giorni e perfino nel testamento, gremito di giudizi sferzanti; dall’altro un mito mondiale della
guerrilla, una vita breve con il mitra in mano, a combattere nel Sud America per gli oppressi. Quasi coetanei — classe 1925 Caprotti, tre anni meno il secondo — non si sono mai incontrati, anche perché il Che non è neppure arrivato ai 40; in ogni caso, si fossero conosciuti in vita, avrebbero certamente dato luogo a uno scontro a fuoco (non solo metaforico, temo, nel caso del Che). Eppure oggi, qui a Milano, due mostre che li ricordano a poca distanza sono sorprendentemente simili, a partire dalla scelta di luoghi inusuali, il Mall di Porta Nuova per l’Esselunga, la Fabbrica del Vapore per il Che. Ma quelle che più le apparentano sono le modalità fortemente immersive, basate sulla spettacolarità più che sulle tesi sostenute, per far vivere ai visitatori un’esperienza unica: caratteristiche che rendono entrambe contemporanee allo stato puro; e il pubblico le riempie e si diverte. È come se, a 60 anni dall’inizio delle loro parabole, nella totale divergenza delle loro idee, i due si fossero accordati per sorprenderci: perché certi protagonisti non finiscono mai di stupire.