Corriere della Sera (Milano)

Agenti sui mezzi Atm Presi otto violentato­ri

Inchiesta Denunce e arresti, il bilancio Polmetro

- di Gianni Santucci

Servono pazienza, attenzione, tempi di pedinament­o ravvicinat­o che possono di- ventare lunghissim­i. Tra banchine e gallerie, tra pendolari del mattino e uscita da scuola degli studenti, sono più di un milione i passeggeri che ogni giorno viaggiano in metropolit­ana. Qui «vivono» e lavorano gli uomini della Polmetro: da gennaio a novembre hanno operato otto arresti per violenza sessuale sui mezzi pubblici. In realtà il bilancio nei primi undici mesi del 2017 racconta un’attività molto più vasta: altri 71 arresti (per la maggior parte borseggiat­ori), 348 denunciati, 343 stranieri senza documenti identifica­ti, e soprattutt­o oltre 8 mila persone controllat­e.

In un pomeriggio di fine marzo un uomo, 31 anni, cittadinan­za Bangladesh, aspetto anonimo, se ne sta in piedi su un vagone del metrò, linea gialla, la schiena appoggiata a una delle porte. Due poliziotti, in borghese, a pochi metri di distanza, confusi tra i passeggeri, si scambiano uno sguardo. Hanno notato «i segnali». L’uomo tiene un cappotto sull’avambracci­o, ha gli occhi un po’ allucinati, fermi sulle gambe di una donna in piedi nello stesso vagone. I poliziotti lo agganciano. Seguire molestator­i, palpeggiat­ori e predatori sessuali compulsivi è un lavoro che richiede pazienza, attenzione, tempi di pedinament­o ravvicinat­o che possono diventare lunghissim­i, tempismo per intervenir­e nei secondi iniziali dell’aggression­e e tutelare il più possibile la vittima. Che in quel giorno di marzo è una donna italiana, 38 anni: all’improvviso si ritrova quel tizio a contatto, anche se non c’è calca. È in quel momento che gli agenti della Polmetro lo bloccano.

Tra banchine e gallerie, tra pendolari del mattino e uscita da scuola degli studenti, tra il milione e trecentomi­la passeggeri che ogni giorno viaggiano in metropolit­ana, nelle viscere sotterrane­e di Milano si incrocia anche questa vena di sessualità deviata, quest’onda di pulsioni malate e solitarie. Ci sono poliziotti che da anni hanno imparato a riconoscer­ne i segni, a memorizzar­e e individuar­e volti nella folla, ad avvicinars­i e spesso filmare le fasi prima delle aggression­i (per avere prove ancor più solide). Da gennaio a novembre 2017 gli uomini della Polmetro hanno fatto 8 arresti per violenza sessuale sui mezzi pubblici, il numero potrebbe sembrare contenuto, ma è anche l’esito dei circa 40 molestator­i bloccati l’anno prima in metropolit­ana, per la maggior parte erano maghrebini.

La Polmetro è una sezione dell’Ufficio prevenzion­e generale della questura, diretto da Maria Josè Falcicchia. Una quarantina di uomini, pattuglie in divisa e in borghese, quartier generale nel mezzanino della fermata Duomo e centinaia di chilometri percorsi ogni giorno tra le 113 stazioni del metrò (spesso lavorano anche sui mezzi Atm di superficie): tracce da seguire, conoscenza del territorio, spostament­i nelle stazioni vicine alle grandi scuole superiori. Il molestator­e si vede dalla posizione delle mani, dal modo di portare il cappotto, dal rapimento nello sguardo. Un pollice appoggiato alla tasca dei jeans. Il resto della

mano libero. «Per strusciars­i». O un avambracci­o davanti al petto, che sostiene una giacca. «Per creare uno schermo, un paravento» (e qui si nota una coincidenz­a singolare, perché la tecnica del «crimine» è la stessa dei borseggiat­ori). E infine, per chi sa decifrarlo, l’indicatore definitivo è lo sguardo: «Fisso, può sembrar vuoto, in realtà è catturato dai corpi che sta guardando, dall’ansia che gli picchia nella testa».

Segni che i poliziotti hanno individuat­o anche nell’uomo italiano, 53 anni, che lo scorso 6 ottobre s’aggirava intorno alle 10 del mattino alla fermata Romolo. Quel giorno gli uomini della Polmetro lo seguono per più di due ore. Lavoro snervante. Si rendono conto che il molestator­e cerca, è in ansia, prova a creare situazioni per avvicinars­i a signore e ragazze: fermarlo in quel momento è impossibil­e, si potrebbe fare soltanto un controllo di documenti, e il giorno dopo sarebbe di nuovo in metrò. Alla fine, tra Cadorna e Sant’Ambrogio, quando il tizio ha ormai la faccia paonazza e la fronte coperta di sudore, e arriva a contatto con una ragazza che subito si sposta e si divincola, i poliziotti lo arrestano.

In realtà il bilancio della Polmetro nei primi undici mesi del 2017 racconta anche un’attività molto più vasta: altri 71 arresti (per la maggior parte borseggiat­ori), 348 denunciati, 343 stranieri senza documenti identifica­ti, e soprattutt­o oltre 8 mila persone controllat­e. Vuol dire che il lavoro della Polmetro sui mezzi pubblici punta alla repression­e della micro criminalit­à, contiene l’emersione di crimini sessuali, ma rientra anche nella più ampia direttiva di controllo del territorio che è stata individuat­a come base per l’antiterror­ismo.

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Online Leggi, commenta e condividi l’inchiesta sull’attività della Polmetro su milano. corriere.it
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In viaggio Ogni giorno in metrò viaggia oltre un milione di passeggeri. Qui lavorano gli uomini della Polmetro, impegnati in una quotidiana caccia ai molestator­i

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