Molestò bimbe Il maestro finisce in cella
Si è consegnato ai carabinieri senza proferire parola alcuna. È successo dopo che la Cassazione ha sancito una volta per tutte il conto da pagare alla giustizia. Un conto pesante, perché stiamo parlando di una condanna a nove anni e quattro mesi, dei quali ancora oltre sette da scontare, che il tribunale di Lodi ha emesso in primo grado a luglio 2015 fra le lacrime dei genitori delle sette bambine che lui, Giuseppe Spicola, un ex maestro di scuola elementare a San Giuliano Milanese, nell’hinterland, molestava sessualmente in classe durante le lezioni.
Quella sentenza era stata confermata successivamente in Appello ed è adesso diventata definitiva, in seguito alla bocciatura da parte della Suprema Corte nei confronti del ricorso presentato dal sessantaseienne, siciliano originario della provincia di Agrigento. I carabinieri della Squadra Catturandi, agli ordini del capitano Marco Prosperi, lo hanno prelevato dalla propria abitazione a San Giuliano Milanese, nei giorni scorsi, dopo averlo sottoposto a un breve periodo di «osservazione» degli spostamenti e delle abitudini. Questo per agire nella massima riservatezza, per evitare scene nelle quali, magari, i rancori causati da questa vicenda, che comprensibilmente fa ancora molto male a tante famiglie, potessero tornare a galla in modo «plateale». A far emergere l’incubo era stata una delle allieve, tutte quante bimbe di 7 e 8 anni di età. La piccola aveva parlato alla madre degli «stranissimi» atteggiamenti che il maestro aveva nei suoi riguardi. Le telecamere installate di nascosto dai carabinieri di San Donato Milanese all’interno dell’istituto avevano inchiodato l’uomo, fornendo prove in presa diretta più che schiaccianti. Il maestro era solito chiamare le bambine alla cattedra fino a farle avvicinare. Le accarezzava e le toccava nelle parti intime. Lui si era difeso, sostenendo che si trattava di gesti «affettuosi, paterni», e ripetendo a oltranza questa versione. Ma l’autorità giudiziaria aveva definito assolutamente «incontrovertibili» gli elementi raccolti a suo carico.
Spicola, a cui mancava poco alla pensione e che proviene da una famiglia di insegnati, negli ultimi tempi viveva da solitario, isolato da tutto. Fino a qualche mese fa era agli arresti domiciliari. Poi l’ultimo grado di giudizio e infine le porte del carcere di Lodi che si sono chiuse alle sue spalle.