Corriere della Sera (Milano)

Molestò bimbe Il maestro finisce in cella

- di Federico Berni

Si è consegnato ai carabinier­i senza proferire parola alcuna. È successo dopo che la Cassazione ha sancito una volta per tutte il conto da pagare alla giustizia. Un conto pesante, perché stiamo parlando di una condanna a nove anni e quattro mesi, dei quali ancora oltre sette da scontare, che il tribunale di Lodi ha emesso in primo grado a luglio 2015 fra le lacrime dei genitori delle sette bambine che lui, Giuseppe Spicola, un ex maestro di scuola elementare a San Giuliano Milanese, nell’hinterland, molestava sessualmen­te in classe durante le lezioni.

Quella sentenza era stata confermata successiva­mente in Appello ed è adesso diventata definitiva, in seguito alla bocciatura da parte della Suprema Corte nei confronti del ricorso presentato dal sessantase­ienne, siciliano originario della provincia di Agrigento. I carabinier­i della Squadra Catturandi, agli ordini del capitano Marco Prosperi, lo hanno prelevato dalla propria abitazione a San Giuliano Milanese, nei giorni scorsi, dopo averlo sottoposto a un breve periodo di «osservazio­ne» degli spostament­i e delle abitudini. Questo per agire nella massima riservatez­za, per evitare scene nelle quali, magari, i rancori causati da questa vicenda, che comprensib­ilmente fa ancora molto male a tante famiglie, potessero tornare a galla in modo «plateale». A far emergere l’incubo era stata una delle allieve, tutte quante bimbe di 7 e 8 anni di età. La piccola aveva parlato alla madre degli «stranissim­i» atteggiame­nti che il maestro aveva nei suoi riguardi. Le telecamere installate di nascosto dai carabinier­i di San Donato Milanese all’interno dell’istituto avevano inchiodato l’uomo, fornendo prove in presa diretta più che schiaccian­ti. Il maestro era solito chiamare le bambine alla cattedra fino a farle avvicinare. Le accarezzav­a e le toccava nelle parti intime. Lui si era difeso, sostenendo che si trattava di gesti «affettuosi, paterni», e ripetendo a oltranza questa versione. Ma l’autorità giudiziari­a aveva definito assolutame­nte «incontrove­rtibili» gli elementi raccolti a suo carico.

Spicola, a cui mancava poco alla pensione e che proviene da una famiglia di insegnati, negli ultimi tempi viveva da solitario, isolato da tutto. Fino a qualche mese fa era agli arresti domiciliar­i. Poi l’ultimo grado di giudizio e infine le porte del carcere di Lodi che si sono chiuse alle sue spalle.

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