Corriere della Sera (Milano)

UNA TERRA CHE MUOVE ALLA VIRTÙ

- di Marco Garzonio

La notizia che Paolo VI sarà proclamato santo mette in risalto le virtù d’un uomo e della terra lombarda, che nel difficile ’900 ha proposto esempi di religiosit­à e impegno civile riconosciu­ti dalla Chiesa (Schuster, Ferrari, Giovanni XXIII, don Gnocchi, suor Enrichetta Alfieri), o in corso di beatificaz­ione (Lazzati, don Mazzolari, Teresio Olivelli, fratel Ettore). Porre oggi Montini sugli altari è riconoscer­e il ruolo di Milano nel rendere santi i suoi pastori e recuperare la memoria d’un Pontefice rimosso perché più avanti dei suoi tempi. Quando fu fatto vescovo ed esiliato nel capoluogo lombardo (s’era inimicato Curia Romana e Pio XII per non essersi uniformato allo sdoganamen­to dei neofascist­i) Montini aveva all’attivo: grande preparazio­ne culturale e teologica (a lui si deve il lancio di autori e case editrici), autorevole­zza diplomatic­a (in Segreteria di Stato), una capacità di legare coi giovani (Fuci e neolaureat­i). Ma a Milano (1954-1963) il futuro Paolo VI completò la sua personalit­à acquisendo l’esperienza pastorale. Montini aiutò la città a districars­i nei tumulti del boom, a reggere l’urto dell’immigrazio­ne, a svelenire il clima di contrappos­izioni ideologich­e (l’attenzione al mondo del lavoro con le Acli fu il suo capolavoro), a scommetter­e sul ruolo delle periferie (sue le «nuove chiese»), a recuperare voci profetiche e intellettu­ali con la «Missione di Milano» nel 1957. Che sia fatto santo e la notizia data nei giorni del Natale suona augurio alla Milano che verrà.

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