Inchiesta antiterrorismo sulla mamma dell’Isis fuggita con i tre bambini
Bloccata a Malpensa. Era in Siria con un miliziano
Lei forse non se n’è ancora resa conto. Ma a suo modo è una miracolata. Perché chi parte verso i territori controllati dall’Isis per unirsi come
foreign fighter alle truppe in Siria, difficilmente riesce a tornare indietro. Specie se donna partita dall’Europa insieme ai suoi tre bambini per farli diventare piccoli figli del Califfato. E ancor di più se quella stessa donna — l’italomarocchina R. M., 35 anni — è incinta di un miliziano di Al Baghdadi. Lo stesso uomo conosciuto in chat e che la scorsa primavera l’aveva convinta a partire per la Siria e unirsi alle truppe dell’Isis.
Lei, invece, è riuscita a rientrare in Europa e sabato 23 dicembre è stata fermata a Malpensa dall’Antiterrorismo della Digos di Milano e dalla polizia di Frontiera in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dalla corte d’Appello di Parigi con l’accusa di far parte di un associazione finalizzata al terrorismo. Una storia sulla quale anche la procura milanese vuole vederci chiaro, soprattutto per scoprire l’evenutale rete che potrebbe aver dato ospitalità e assistenza alla donna — incinta di sette mese — e ai suoi tre bambini a Milano.
Il fascicolo è affidato al capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e ipotizza il reato di terrorismo internazionale (270 bis). Gli inquirenti dovranno anche analizzare il contenuto dello smartphone che la donna aveva con sé quando è stata fermata in aeroporto dalla polizia.
La 35enne stava cercando di raggiungere di nuovo la Francia. Era partita nel marzo scorso da Juan-les-Pins, in Costa Azzurra, dove viveva con il marito italiano che lavora come chef nella stessa località e i tre figli di 6, 8 e 10 anni. Era stato proprio l’uomo a denunciare alle autorità francesi la scomparsa della donna e dei bambini. Gli agenti dell’Antiterrorismo parigino l’avevano individuata prima al confine turco-siriano, poi nella provincia di Idlib, in Siria. Da quel momento si erano perse le tracce. A novembre è stata proprio la 35enne a ricontattare il marito chiedendogli di andare a riprendere lei e i figli e raccontando che la vita in Siria era insostenibile sia per lei che per i bimbi.
La donna è poi riuscita a rientrare in Turchia da dove è stata successivamente espulsa. Un mese dopo, rieccola a Milano dove è stata fermata dalla Digos. L’arresto è stato convalidato e tra due giorni comparirà davanti al giudice per l’estradizione. I figli nel frattempo sono stati affidati al padre. Per gli investigatori, anche sulla base delle sue prime dichiarazioni, sembra che la donna non sia riuscita a raggiungere la prima linea dei combattimenti. E forse per questo è poi riuscita a tornare indietro e raggiungere di nuovo l’Europa. Quello delle donne che partono insieme ai figli per unirsi alle truppe dei miliziani non è un fenomeno nuovo, anche se non esistono numeri certi sulle partenze avvenute in questi anni. Fa parte della linea di propaganda del Califfato che richiede alle donne musulmane di unirsi all’esercito Isis per crescere i figli secondo l’educazione islamica, in cambio di casa e sostentamento.