Corriere della Sera (Milano)

Parisi, sfida ecologista «Sala è senza strategia»

Il centrista: giunta senza un piano di incentivi

- di Marco Cremonesi

«S ono anni che ci prendiamo in giro. Sette anni di fila in cui le politiche ambientali sono concepite in modo ideologico. E così, siamo ancora alle biciclette e allo stop alle auto». Stefano Parisi non sopporta più che Milano resti «sempre in zona di massimo allarme sull’ambiente». Ma al fondatore di Energie per l’Italia, e consiglier­e in Comune, non piacciono affatto neanche le ipotesi che si stanno delineando per mettere al sicuro il bilancio comunale: dalle privatizza­zioni all’aumento dei biglietti del trasporto pubblico. Perché parla di politiche ideologich­e?

«Perché, come dovrebbe essere ovvio, il problema delle polveri sottili non si risolve bloccando le automobili, ma con un piano all’altezza delle ambizioni. Obiettivi: zero polveri entro dieci anni. Pechino, una delle città più inquinate al mondo, si è posta la meta di diventare una delle più pulite. Da noi, occorrereb­be un piano di rigenerazi­one urbana che invece non si vede». Quali dovrebbero essere i pilastri del piano?

«Obiettivi molto precisi per aumentare le auto elettriche e definitiva eliminazio­ne dei mezzi inquinanti da qui a 20 anni. Un piano con incentivi che devono essere fiscali, volumetric­i e finanziari per migliorare la classe energetica del patrimonio immobiliar­e». Per esempio?

«Sconti sulla bolletta energetica per chi effettua interventi sulle case. Riduzione dell’Imu per chi migliora gli edifici e premi volumetric­i per chi abbatte e ricostruis­ce alla massima classe energetica. E invece, siamo ancora a parlare di bici, isole pedonali o, peggio, di scopertura dei Navigli. Con la paura di essere accusati di essere cementific­atori. Ma la green economy è sviluppo non conservazi­one. E allora, continuiam­o a sperare nella pioggia...». In Comune si ragiona anche dell’aumento del biglietto

per i mezzi pubblici.

«E infatti. Invece di migliorare la fluidità del traffico e rendere più appetibile il trasporto pubblico, si pensa ai bilanci. Si aumentino, piuttosto, le frequenze dei mezzi: aumentereb­be la quantità dei biglietti staccati senza bisogno di aumentarne il prezzo». Sul bilancio comunale pesano però incertezze che sarebbe

rischioso ignorare.

«Il punto è il taglio della spesa. Non è che si può vendere il patrimonio pubblico per finanziare la spesa corrente. Io sono convinto che le quote in A2a si potrebbero vendere tutte e subito. Quelle in Sea, meno: il momento per il trasporto aereo è troppo incerto. Ma il punto è che i beni di famiglia li vendi per realizzare progetti e investimen­ti. Ma qui di piani non ce ne sono: tagli alla spesa non se ne vedono, la macchina comunale è la solita, la digitalizz­azione resta quella che era».

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