Corriere della Sera (Milano)

Due Ferrari (in miniatura) per i 100 anni di don Silvio

Missionari­o e sacerdote, il regalo dei parrocchia­ni al prete di Turro. «Ho i motori nel cuore»

- Giampiero Rossi

Non una, ma due Ferrari. In miniatura, certo, ma quando gliele porgono lui non sa trattenere uno di quei sorrisi fanciulles­chi che solo gli anziani sanno regalare. Eppure siamo in chiesa, all’offertorio ai piedi dell’altare, durante una messa, e lui è un prete, anzi un missionari­o che ha combattuto la miseria in mondi — a quei tempi — lontani e sconosciut­i. Ma quando vede un Cavallino rampante, don Silvio Tronconi non sa resistere, e poi oggi è il suo compleanno. Il centesimo.

Nonostante il calendario e la pioggia gelida su Milano, nella chiesa di San Domenico Savio, sulla riva della Martesana, c’è tanta gente. In calendario c’è la messa e una festicciol­a in onore del traguardo anagrafico di don Silvio, che da tempo si è ritirato qui, assistito dalla perpetua Barbara (86 anni compiuti a sua volta proprio oggi) e dall’amico don Gianni, salesiano come lui, di vent’anni più giovane.

Don Silvio presiede la messa, attorniato da sette concelebra­nti. L’udito non collabora più, ma la liturgia la governa ancora. I molti, tra Turro e Sesto San Giovanni hanno ricordi legati a lui, ma la sua storia — che oggi riecheggia in mille aneddoti — porta così lontano che persino cent’anni sembrano pochi per contenerla tutta. Nasce a Monza, il padre lavora all’autodromo gli trasmette la passione per il rombo dei motori Ferrari. Tre sorelle diventano suore di clausura e anche lui, negli anni Trenta, segue la vocazione e parte per l’India. Entra in seminario dai salesiani, ma quando scoppia la seconda guerra mondiale si ritrova italiano, quindi nemico, in territorio britannico, e finisce in un campo di prigionia. Continua però a studiare e — nel 1945 — ancora prigionier­o — viene ordinato sacerdote.

Dopo la guerra opera come missionari­o di Don Bosco tra India e Bangladesh. Ma negli anni Cinquanta la sua salute vacilla e viene rimpatriat­o. Nessuno, allora, poteva immaginare che sarebbe arrivato a un secolo di vita senza conoscere farmaci, salvo mezza pastiglia per la pressione. E fino a pochi anni fa ha continuato a spendersi, giocando con i bambini e portando la comunione agli ammalati di diverse parrocchie. Con un’unica, grande e mai celata debolezza: la Rossa di Maranello. Ancora adesso, quando c’è la Formula 1, don Silvio si piazza davanti alla Tv.

«Un secolo è trascorso da quando i miei occhi hanno visto la luce, opera magnifica di Dio — dice salutando i parrocchia­ni — pregate perché il mio prossimo incontro con Lui sia di misericord­ia».

Il discorso Un intero secolo è trascorso da quando i miei occhi hanno visto la luce, opera magnifica di Dio

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I doni Don Silvio Tronconi riceve i regali dei parrocchia­ni nella chiesa di San Domenico Savio

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