Ferrari, una matita di culto
Addio a Giovanni Ferrari. Animò La gabbianella e il gatto e inventò ovetti e nani
Se ne è andato a 80 anni Giovanni Ferrari, il disegnatore che ha fatto sognare tre generazioni con le animazioni de «La gabbianella e il gatto», «Allegro ma non troppo» e con decine di pupazzi pubblicitari.
Dalle figurine del formaggino Mio dei primi anni 60 alle animazioni del film La gabbianella e il gatto, passando per l’irresistibile risata dal pupazzo di Scacciapensieri della Tv Svizzera creato in collaborazione con Bruno Bozzetto negli anni 70. Il mondo dell’animazione dà l’addio a Giovanni Ferrari, nato nel 1937 a Stienta, Provincia di Rovigo, sulle rive del Po. L’uomo capace scatenare la fantasia di almeno tre generazioni di adolescenti (ma anche di adulti) con pochi tratti di matita si è spento poco prima di Natale a Villasanta, alle porte di Monza. Lo piangono la moglie Pina, 74 anni, le figlie Valeria e Silvia e i nipoti Giulia, Viola e Romeo. Ma dai loro ricordi, oltre al dolore, traspare anche la riconoscenza per essere cresciuti accanto a una persona capace di trasformare la vita quotidiana in una favola. «Quando sono nata — ricorda Giulia —, disegnò un neonato su un piccolo pezzo di carta, se lo attaccò con
Gli aneddoti Per paura di volare disse no alla Disney Provava allo specchio la risata dei personaggi
una spilla e andava per il paese orgoglioso di essere diventato nonno. Quella spilla la conservo ancora oggi e quando la guardo mi vengono in mente le lunghe passeggiate che facevamo nel Parco di Monza dove ogni angolo, grazie alla sua fantasia, si trasformava in un luogo magico».
Ultimo di sei figli, Giovanni Ferrari arrivò a Milano nei primissimi anni 60 dopo avere frequentato la scuola comunale d’arte Dosso Dossi di Ferrara ed essersi diplomato all’istituto d’arte Venturi di Modena. All’ombra della Madonnina, durante una di quelle feste che si facevano in casa, conobbe Giuseppina che all’epoca aveva 19 anni. Giovanni e Giuseppina si piacquero subito e mentre lui stava dando vita a una delle sue prime creazioni, le figurine del formaggino Mio, si sposarono. «Proprio in quegli anni iniziò a lavorare per Gamma Film — racconta Pina —. Lui era l’artista di casa, mentre io cercavo di far quadrare i conti. Avevamo il soggiorno e tutte le altre stanze piene di bozzetti. Quando doveva disegnare Scacciapensieri provava la risata guardandosi allo specchio. Lo sentivo ridere da solo e un giorno l’ho trovato addirittura sdraiato per terra che si sbellicava».
Per Giovanni disegnare non era un lavoro, ma una vocazione. Volava ogni giorno con la fantasia, ma aveva paura di volare con gli aerei tanto che rifiutò di andare negli Stati Uniti per incontrare la Disney alla quale avrebbe dovuto pre- sentare un lavoro che aveva realizzato. Nella sua carriera ha creato le animazioni Babbut, Mammut e Figliut della pubblicità Pirelli in onda su Carosello nel 1963. E Mastro Lindo, i nanetti Loacker, gli ovetti Kinder. Negli anni 80, ha firmato le sigle di Domenica In con personaggi come la Tartaruga e Johnny il Bassotto in collaborazione con Walter Cavazzuti e ha realizzato le animazioni del film Volere volare di Maurizio Nichetti. Il giorno dopo la sua morte, Bruno Bozzetto, col quale ha realizzato il lungometraggio Allegro ma non troppo, ha scritto un post su Facebook: «Quando mancano persone del livello di Giovanni Ferrari non si trovano davvero le parole, perché era una delle persone più care che abbia mai conosciuto. Un fantastico animatore e disegnatore con cui ho avuto l’onore di collaborare e che ha saputo dare vita, umanità e splendore a tutti i personaggi che animava».
Giovanni ha disegnato fino all’ultimo e a Villasanta ricordano ancora le sue lezioni al circolo degli Amici dell’arte. «Nonostante fosse pensionato — ricorda la figlia Silvia —, non ha mai smesso un giorno e la sua curiosità era tale che negli ultimi anni aveva sperimentato nuove tecniche come l’acquarello. Frequentava regolarmente dei corsi a Milano. Crescere accanto a lui è stata una fortuna».