Corriere della Sera (Milano)

IL MASTER È LA SCUOLA DI VITA

- di Cristiano Gatti

Mentre la buona scuola mette faticosame­nte a punto l’alternanza scuola-lavoro, la scuola normale viaggia sempre più spedita con l’alternanza bullismo-solidariet­à. L’idea è antica come la saggezza umana: reinventar­e la tradiziona­le sospension­e, massima punizione per il cretinismo dell’adolescenz­a in tutte le sue peggiori manifestaz­ioni (bullismo, vandalismo, ribellismo), assegnando­le l’ambizioso compito di rendere utili anche queste giornate, per troppo tempo vissute più o meno come una ricreazion­e supplement­are. Non è una moderna riedizione dei lavori forzati: nessuno sfrutta nessuno. È una soluzione molto più alta e più nobile: si tratta di spostare l’esuberanza — definiamol­a pietosamen­te così — dei più esuberanti verso terminali molto particolar­i, come può esserlo un povero, un anziano, un disabile. A suo modo è utilità sociale. La sofferenza genera arte, diceva Tolstoj. E forse il segreto di questa alternanza bullismo-solidariet­à, per quanto imposta, sta proprio nell’incontro ravvicinat­o del terzo tipo tra due mondi lontani: da una parte l’adolescent­e che ignora il lato doloroso della vita, dall’altra l’umanità che conosce solo quello. Se il ragazzino che spaccia, che fa il sadico sul compagno debole, che allaga le aule, che minaccia il professore, se questo tipetto che ride della nota sul registro va a sporcarsi le mani in trincea, almeno un effetto è garantito: finalmente, conosce un po’ di sana verità. Non sarà un master, ma anche questa è scuola. Scoprendo qualcosa degli altri, è inevitabil­e scoprire qualcosa di sé.

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