Corriere della Sera (Milano)

Così i Legnanesi finiscono a Napoli

Giuann abbandona la Teresa per una nobildonna napoletana

- di Maurizio Porro

Dopo aver calcato, dal quel famoso ’58 al teatro Odeon («Va la batel…») a oggi, quasi tutti i palcosceni­ci milanesi, i Legnanesi per la nuova stagione, che inizia ormai con la Befana, approdano al Teatro della Luna di Assago dove da domani sono in scena con «Signori si nasce…e noi?», la nuova rivista che li porterà, come da anni desiderano, a Napoli, in un trionfo di tarantelle e mandolini. Una trasferta pensata da tempo (nei desideri del gruppo c’è quello di espugnare la città del Vesuvio, dopo aver vinto Liguria, Toscana, Emilia e Roma) e che viene citata nel titolo, ossequiand­o un tipico modo di dire di Totò, di cui nel 2017 si è celebrato il cinquantes­imo della morte.

Così prendendo a prestito la ricorrenza di un grande della rivista, le nuove storie di Teresa e Mabilia (e del Giovanni sempre più presente e loquace), maschere del teatro dialettale inventato nel 1949 da Felice Musazzi, si trasferisc­ono sul Vesuvio a cambiar aria. Perché nel primo sketch, l’8 marzo, festa della donna e della Teresa, si scatena un dramma della gelosia da cortile, complice un sms sospetto. Segue colpo di testa del Giuann che, invaghito di una nobildonna napoletana, saluta la sua Teresa lombarda, alla Testori, e rincorre un amore sudista, dimentico di quei grandi finali del primo tempo quando c’era la passerella e Barlocco volteggiav­a come la Lucia dei Promessi sposi con un mini Renzo Tramaglino.

Nessuno dubiti che alla fine la pace tornerà in famiglia: ma prima si devono snodare i due tempi dello spettacolo (la promessa è di stare nelle due ore abbondanti…), con la Mabilia che tenta di salvare il suo papi dalle grinfie della ricca ereditiera. Intanto tutta la famiglia del cortile legnanese, con la veterana Pinetta e le altre, arriva a Napoli a reclamare pace in famiglia: «Dalle Alpi alla Sicilia ovunque è Legnano», cita Teresa acculturat­a. I tre protagonis­ti (attori ormai consumati) sono quelli classici, così le comprimari­e ben note ai fan della compagnia, ma in più ci sono don Ciccio, il boss del quartiere e il giovane Maicol Trotta, un ex boy dei Le- gnanesi promosso attore. Ovvio che fra Antonio Provasio (che figura come regista e coautore) e Luigi Campisi, Enrico Dalceri, cui spettano musiche e costumi, sarà una soubrette dedita ai cult partenopei come «Malafemmen­a», «Funiculì funicolà» e «O’ sole mio», torrida di passione su colori caldi, i ritmi della tarantella e un vestito da regina che pesa 25 kg. in concorrenz­a ai tempi d’oro delle scale della Wandissima.

Tra citazioni celebri, «Signori si nasce… e noi?» si snoda nel finto improvvisa­re e nei scoppi di risa organizzat­i del consumo popolare, con le manie popolar chic della zitella single Mabilia fino al momento intimista e pacifista del prefinale (la saggezza antica rispetto ai tempi moderni… funziona sempre), prima del girotondo con tutti i protagonis­ti finalmente in abiti maschili, tutti insieme appassiona­tamente a cantare un brano, incitando a brindisi ed auguri, come nello stile di questi celeberrim­i povercrist, che tentano nel loro italian

dialett post testoriano di affrontare temi di tutti i giorni con ben oculati riferiment­i a costume e politica.

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 ??  ?? Eleganti Enrico Dalceri, Antonio Provasio e Luigi Campisi. Sopra, gli attori en travesti in una scena del nuovo spettacolo «Signori si nasce... e noi?»
Eleganti Enrico Dalceri, Antonio Provasio e Luigi Campisi. Sopra, gli attori en travesti in una scena del nuovo spettacolo «Signori si nasce... e noi?»

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