E i gestori si ribellano: «Non pagheremo Uccidete un pezzo di città»
Il titolare del Frank Pummarola: in 10 senza stipendio
«Èuno scempio»: Riccardo Rossi, patron di «Frank Pummarola», il più grande dei barconi-ristorante sui Navigli, non ci sta. «Così stanno uccidendo i Navigli. Avrebbero dovuto aspettare il ricorso che è ancora pendente».
«È incredibile. Sembra siano passate le cavallette». Riccardo Rossi è affranto davanti alle immagini degli operai che smantellano un pezzo del suo locale. Anche se giura di non essere arrabbiato. È il proprietario del barcone-pizzeria «Frank Pummarola», la più grande delle chiatte che sostano sul Naviglio Pavese da decenni e protagoniste di un’ormai quasi trentennale battaglia giudiziaria con Palazzo Marino.
«No, non sono arrabbiato — assicura —. Non posso nascondere che un po’ ce lo aspettavamo. Ma sono amareggiato, questo sì: lo scempio che stanno facendo è un colpo al cuore. Anche se la struttura non fosse mia. Stanno distruggendo i frutti di tanta fatica e investimenti, oltre a uccidere i Navigli».
Rossi non si ferma. E parte subito con i numeri: «Di sicuro adesso rimarranno a casa dieci persone: sono quelle che lavoravano ogni giorno sul barcone. Vediamo se qualcuno potrà andare in pensione anticipata. Senza contare che vanno in fumo anche i 240 mila euro di investimenti previsti per i prossimi due anni».
Il Comune vi aveva avvertito che era arrivato il momento dello smantellamento?
«Qui non stiamo parlando di smantellamento o asportazione del barcone, ma di distruzione. Stanno spaccando tutto: i vetri, i mobili, hanno sradicato il tetto. È davvero uno scempio. E comunque non ci avevano comunicato niente. Lo avevo intuito, però, quando ho visto posizionare i cartelli di divieto di sosta e i lavori per staccare i cavi elettrici. Avevo capito che stamattina (ieri, ndr) sarebbero arrivati. Anche se non potrebbero». Perché, scusi?
«Perché su uno dei ricorsi è vero che lo scorso luglio il Tar non ci ha concesso la sospensiva, però il ricorso è ancora pendente: i giudici amministrativi devono ancora discuterlo nel merito. Non sappiamo ancora quando accadrà. Stiamo aspettando. Cosa che invece il Comune non ha fatto, e nell’attesa ha distrutto tutto».
Quindi, sul fronte legale la battaglia non è ancora conclusa?
«Macché. Assolutamente non ci arrendiamo. Vedremo il da farsi».
Intanto vi dovrebbe arrivare il conto da pagare per i lavori di rimozione del barcone.
«In realtà ci è già arrivato. Il Comune ce lo ha già inviato: sono 70 mila euro per la rimozione. Ma ci penserà il Comune, perché è un conto che non credo proprio pagheremo noi».