Otto stakanovisti in Consiglio Salvini assente
Bilancio di un anno: 82 sedute e 805 votazioni Anche Parisi e Gelmini tra i meno presenti
I più ligi, otto in tutto, non si sono persi una seduta. Quasi una ogni quattro giorni nel 2017. Anche per il Consiglio comunale è tempo di statistiche: in un anno di attività, 82 sedute e 805 votazioni per i 49 consiglieri. Trentasette delibere approvate (su 40), 75 ordini del giorno discussi e 68 mozioni trattate (34 delle quali passate e sette ancora da discutere). L’aula è stata anche palestra oratoria per molti nuovi consiglieri.
I più ligi, otto in tutto, non si sono persi una seduta. Quasi una ogni quattro giorni nel 2017. Due consigliere del Pd, Natascia Tosoni e Sumaya Abdel Qader, hanno battuto i record delle votazioni. Anche per il Consiglio comunale è tempo di statistiche. Un tempo interminabile a ben guardare quello trascorso in aula dai rappresentanti eletti dai milanesi. Da destra a sinistra, il parere dei consiglieri è unanime: troppo tempo in proporzione ai risultati raggiunti. L’istantanea del bilancio di un anno di attività — dal 9 gennaio al 21 dicembre — riferisce di 82 sedute e 805 votazioni per i 49 consiglieri. Che di quaranta delibere arrivate in aula ne hanno approvate 37, respinta una, ritirata una seconda e rinviata la terza. Non c’è stata seduta senza ordini del giorno (75 in tutto, dei quali 53 sono stati approvati), né senza mozioni trattate (68, 34 delle quali approvate e sette ancora da discutere).
E l’aula è stata palestra oratoria per molti nuovi consiglieri. Gli interventi liberi dei consiglieri, i cosiddetti ex Articolo 21, che occupano la prima ora a inizio seduta e danno a tutti la possibilità di esprimersi e porre l’attenzione su temi di interesse generale, sono stati in totale 484.
Ma veniamo ai campioni di presenze. Sono otto in tutto i consiglieri che hanno presenziato a tutti i consigli comunali: 3 del Pd (Simonetta D’Amico, Carlo Monguzzi, Roberta Osculati), 2 di Forza Italia (Gianluca Comazzi, Silvia Sardone), più il grillino Simone Sollazzo, il leghista Massimiliano Bastoni e Basilio Rizzo di Milano in Comune.
Si sono fatti notare per le assenze, invece, l’europarlamentare e segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che a Palazzo Marino s’è visto in 13 occasioni e ha votato appena
Il veterano Basilio Rizzo: ma la presenza non è sufficiente per essere buon amministratore
11 volte (1,37%); seguito a breve distanza da Stefano Parisi, impegnato con Energie per l’Italia (26 presenze) e da Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, che è stata presente in aula 34 volte.
«I numeri raccontano solo una parte della storia della vita del consiglio — commenta il presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolé —, che è molto più articolata. Tutte le assemblee rappresentative stanno da tempo scontando una crisi di ruolo e la sfida del Consiglio comunale di Milano deve essere di caratterizzarsi sempre meno come tribuna e sempre più come luogo di effettivo indirizzo e controllo. Sfida che è la migliore risposta al rischio dell’antipolitica».
Banco di prova sarà proprio l’imminente discussione del nuovo regolamento d’aula. Per Carlo Monguzzi (Pd), alla
Il presidente Lamberto Bertolé: l’aula deve essere sempre meno tribuna e più luogo di indirizzo
sua seconda legislatura in Comune, il quale ricorda i due goal del 2017 (l’accordo sugli ex scali e il Regolamento del verde) «basterebbero molte meno ore passate su quei banchi per produrre di più e lasciare il tempo ai consiglieri di stare nella città e capire i problemi dei cittadini».
Il veterano Basilio Rizzo (34 anni in Consiglio) precisa, invece, che «l’essere presenti è condizione necessaria ma non sufficiente per essere un buon consigliere». In sostanza, si può essere in aula ma fare solo tappezzeria. Mentre il capogruppo degli azzurri Comazzi aggiunge: «Ci lasciamo alle spalle un anno da dimenticare, con un Consiglio la cui produttività rasenta i minimi storici».