Corriere della Sera (Milano)

LA VIRATA CHE CAMBIA I NAVIGLI

- di Matteo Speroni

Salvo imprevisti, oggi dovrebbe compiersi lo smantellam­ento dei cinque barconi ormeggiati lungo il Naviglio Pavese, utilizzati dai locali della zona come dehors. Dopo anni di battaglie a carte bollate, le regole (vincoli ambientali e assegnazio­ne degli spazi tramite bando) saranno ripristina­te, con la soddisfazi­one dei cittadini che lamentavan­o i disagi di una «movida» fuori controllo. È comunque un successo, sebbene tardivo, rientrare nella legalità, in una città che sempre più si afferma come metropoli d’eccellenza in Europa. Proprio in virtù delle sfide che Milano sta affrontand­o, si potrebbe fare un passo in più. La storia delle chiatte sui Navigli è antica, risale ai barconi che nei secoli scorsi portavano in Darsena materiali d’ogni genere (marmi, ferro, legna, ghiaia, generi alimentari). Nella Parigi dei romanzi di Georges Simenon, le chiatte sulla Senna (le «péniche») sono luoghi caratteris­tici ed evocativi (oggi, oltre ad abitazioni, ospitano locali e ristoranti). I Navigli non sono la Senna, ma le barche dei corsi d’acqua milanesi hanno un passato importante: dal trasporto passeggeri del barchett de Boffalora, raccontato da Cletto Arrighi e Paolo Valera, ad — appunto — quello delle merci. Si potrebbero ripensare i barconi sui Navigli in un quadro di rispetto delle regole, delle esigenze degli abitanti e di un’estetica storica coerente, con inoltre una struttura tale da non ostacolare la navigazion­e. Magari nel contesto del grande progetto di riapertura dei Navigli.

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