Contropiede di Maroni, Fontana in pista
Il governatore svolta verso un ruolo di governo. La Lega lancia l’ex sindaco di Varese. Il Pd: partita riaperta per Gori
Roberto Maroni non correrà per un secondo mandato a Palazzo Lombardia. Il suo nome potrebbe spuntare invece a Roma, con un ruolo di governo in un eventuale esecutivo di centrodestra. Al suo posto, il leader leghista Matteo Salvini vorrebbe schierare Attilio Fontana, ex sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia. La novità intanto rivitalizza il centrosinistra. Tutto il Pd vede infatti riaprirsi la partita di Giorgio Gori per il Pirellone. E in quest’ottica i dem tornano in pressing su Liberi e Uguali. La formazione di Pietro Grasso è pronta a riunirsi per approfondire le conseguenze del cambio di scenario anche se con il Pd resta distanza su molti temi.
Al Pirellone Il presidente del Consiglio Cattaneo: «La maggioranza lavorerà compatta»
Il passo indietro di Roberto Maroni lascia il centrodestra senza parole. Ancora in serata, nessun commento sulle agenzie né sui profili social dei principali esponenti della coalizione che guida il Pirellone. Il segretario della Lega lombarda, Paolo Grimoldi, si limita a rimandare a oggi ogni decisione «se il presidente Maroni dovesse confermare la sua indisponibilità a ricandidarsi», mentre il presidente dell’aula del Pirellone, il centrista Raffaele Cattaneo, si dice «convinto che comunque la maggioranza lavorerà compatta e saprà eventualmente esprimere una candidatura autorevole».
Dall’altra parte, per il centrosinistra la notizia è un’insperata boccata d’ossigeno. E non solo perché la rincorsa al governatore uscente era data come impresa ardua. Ma anche perché la nuova presunta contendibilità della Lombardia potrebbe riaprire i giochi alla sinistra di Giorgio Gori. Nel Pd è Matteo Renzi a suonare la carica: «Forza Giorgio», scrive l’ex Rottamatore rilanciando un tweet in cui il sindaco di Bergamo dà appuntamento agli elettori lombardi all’election day del 4 marzo. Il segretario regionale dem, Alessandro Alfieri, promette battaglia al di là del volto da affrontare. «La Lombardia ha bisogno di una guida nuova», spiega. «Il nostro avversario è il centrodestra, che si chiami Maroni, Gelmini, Fontana o chiunque altro, e che siano ragioni personali o alchimie romane a definire chi sarà il loro portabandiera non cambia il nostro impegno». Lancia uno sguardo a sinistra, Pietro Bussolati. Il segretario milanese pd, oltre a intravvedere «tutti i fallimenti della giunta regionale» dietro i motivi della rinuncia di Maroni, giudicata «una presa in giro verso la Lombardia», rilancia l’appello all’unità a bersaniani e compagni di Liberi e Uguali: «Oggi più che mai — sostiene — sarebbe sconsiderato e folle andare divisi come centrosinistra». Stesso spartito seguito dall’assessore comunale Pierfrancesco Majorino: «Maroni non si candida. La partita (che tutti davano per persa) può riaprirsi. Ma perché accada si deve ricostruire un’alleanza, subito. Sarebbe folle non usare questa occasione».
La novità in effetti non avrebbe lasciato impassibile il movimento guidato da Pietro Grasso, che al mattino — prima della sorpresa — era pronto a incoronare come candidato il consigliere regionale uscente, Onorio Rosati. Da Roma come da Milano ora trapela invece l’intenzione di aprire nuove riflessioni alla luce del cambio di scenario. Anche se da LeU rimarcano come restino le distanze dal Pd sui temi politici a complicare inversioni di rotta.
All’attacco anche i grillini: «I tatticismi e i giochi di potere sulla pelle dei lombardi sono inaccettabili — contesta Stefano Buffagni —. Tra Maroni, Gelmini, Gori, Fontana o Giorgetti l’unica soluzione è una Lombardia a 5 Stelle».