Bivio PalaSharp: ritorno allo sport o demolizione
Il Comune apre un dossier, entro giugno la scelta. Piazzale aperto ai bus turistici
Demolizione o ritorno a luogo per eventi sportivi? Il Comune ha aperto un dossier sul futuro del PalaSharp, a Lampugnano, che sarà deciso entro giugno. La tensostruttura, nata nel 1986 come PalaTrussardi, ha ospitato eventi sportivi e concerti. È stata anche al centro del progetto per la moschea, poi decaduto. Nel giro di pochi mesi si conoscerà il suo destino.
La storia Fu la casa dell’Olimpia e ospitò spettacoli e concerti. Possibile sede della moschea
Il Comune apre un dossier sul PalaSharp. L’area che ospita la tensostruttura è tornata al Demanio che ha avviato una ricognizione sull’impianto abbandonato nel cuore della città. Non è escluso che possa essere rilanciato come luogo dello sport. Un progetto di cogestione pubblico-privato è abbozzato ma al momento «top secret». L’assessore al Bilancio e Demanio, Roberto Tasca, però, ha dato un termine al completamento del dossier. Entro giugno va presa una decisione.
Il palazzetto è stato chiuso nel 2011, quando il Comune ha sfrattato il vecchio gestore, per motivi di sicurezza, dopo oltre cinque lustri di onorata carriera. Nell’attesa di sciogliere il nodo sul suo futuro, intanto una decisione è stata presa per riutilizzare perlomeno l’immenso piazzale antistante, che servirà per l’ampliamento dell’area manovre dei bus turistici che parcheggiano a Lampugnano e sono in aumento. Perché cresce la domanda di spostamenti con questi bus che offrono tariffe scontatissime per lunghi tragitti in Italia e in Europa.
Fino al marzo di due anni fa, il PalaSharp avrebbe dovuto diventare la più grande moschea d’Europa. Nei piani rientrava che chi avesse costruito la moschea si sarebbe fatto anche carico di smantellare l’impianto. Operazione calcolata in non meno di un milione di euro. Oggi il suo degrado è un pugno negli occhi del quartiere. A poche decine di metri ci sono residenze e uffici nuovi di zecca. La zona nei fine settimana è attrazione per i ragazzi che s’allenano nello skate park poco distante. L’arena costruita dalla famiglia di circensi Togni, dopo il crollo del palasport di San Siro sotto l’eccezionale nevicata del 1985, ha cambiato spesso nome e utilizzo. È stato PalaTrussardi in omaggio al primo sponsor Nicola Trussardi, e poi PalaVobis, PalaTucker, Mazda Palace e infine PalaSharp. Molti lo ricordano quando era il tempio dell’Olimpia Milano di Dan Peterson, una delle squadre vincenti del basket italiano sotto la guida di Mike D’Antoni e Dino Meneghin. Prima che le ripetute nevicate facessero danni anche qui, rendendola pericolante, la tensostruttura era stata anche il cuore pulsante dell’intrattenimento milanese. Lì, quando il palazzetto si chiamava Mazda Palace, si erano esibiti artisti come Frank Sinatra, Prince, Paul McCartney, De Gregori.
Lo sguardo dall’alto aiuta a comprendere quanto l’ex impianto sia impattante nel quartiere che ripetutamente sollecita una svolta. C’è stato un tempo in cui s’è ipotizzato che l’impianto dismesso potesse interessare all’Olimpia Milano che s’era trasferita intanto al Forum di Assago ma era in attesa di avere una base operativa nel nuovo Palalido di piazzale Stuparich, cantiere infinito. Due capitoli ormai archiviati. Strano destino per il PalaSharp. Migrato dallo sport alle politiche sociali e poi al demanio. Nel 2008 il tendone ospitò la preghiera del venerdì della comunità islamica di viale Jenner e la giornata conclusiva del Ramadan. Poi per tre anni, l’area di Sant’Elia fu oggetto del bando per la moschea. Bando revocato dalla giunta Sala un mese dopo essersi insediata.