A lezione di rap per crescere meglio
Attraverso i suoi laboratori di hip hop il musicista Diamante insegna ai ragazzini a far emergere capacità e talenti nascosti
«Al mio tre fate un urlo. Un grandissimo urlo». Tre, due, uno, aaahhhhhhhhh. «Non vi sento, è tutto quello che riuscite a fare? Riproviamo». Li ha conquistati così, facendoli gridare. «Non ho inventato niente», premette subito il rapper-educatore Daniele Vitrone, in arte Diamante, «sono le regole non scritte del rap, si inizia sempre con un potente urlo». In realtà Diamante, romano (nato in Brasile, adottato da piccolo da una coppia della Capitale), a Milano da una decina di anni, ha inventato tutto. Arrivando a portare i suoi laboratori di scrittura rap nella scuola pubblica. Ci scherza subito sopra: «Io con i ragazzini? Mai saputo come fare, neanche quando ero ra- gazzino io, troppo timido». Poi ammette: «Però è andata bene». Solo bene? «Ok, benissimo. Soddisfatta la preside, entusiasti i genitori. Una mamma è venuta a pregarmi di continuare, mi ha rivelato di non aver mai visto il figlio rientrare da scuola così felice, con gli occhi luccicanti».
Il performer, che di recente ha pubblicato un album con Esa e musicato la sigla del film «Il pugile del Duce» di Tony Saccucci, è entrato nella scuola media Borsi, in zona Bonola, a ottobre, grazie a un bando vinto da una cooperativa. Diciannove classi, un’ora a settimana per classe, studenti dagli undici ai tredici anni. Scherza ancora. «Mi guardavano e sorridevano, ero sicuro mi stessero prenmusica. dendo in giro, avevo dimenticato i modi aperti di quell’età», dice. E aggiunge: «La loro spontaneità mi ha colpito». Racconta che guidarli nella scrittura di una canzone, individuare le frasi, scegliere le basi, è stato facile.
Diamante ha iniziato a tenere laboratori di rap per giovani tre anni fa, a Mare culturale urbano, e da poco insegna anche in una scuola di «Con i ventenni il lavoro, anche quando si è in gruppo, è pressoché individuale: ascolti quello che scrivono, lo rivedi, dai consigli. Con i più piccoli, invece, si costruisce davvero insieme. Il rap fa emergere le capacità, i talenti nascosti, a parte qualche eccezione ho visto che si sono lasciati coinvolgere tutti, i più insicuri, i bulletti, i bravi. E per i ragazzini stra- nieri il colore della mia pelle è stato innegabilmente un elemento di aiuto». Riflette ancora, e dice: «L’hip hop è un meraviglioso strumento educativo». Sa di aver fatto centro. Spiega: «Molta musica rap, soprattutto la più nota, è diventata commerciale, ma i valori fondanti erano positivi, insistevano su concetti come la difesa dei deboli, l’unità, l’accettazione delle differenze. Basta tornare a quelli».
Con il suo aiuto le 19 classi hanno creato uno spettacolo, andato in scena prima di Natale all’Auditorium Bonola. E ora? «Ora mancano i fondi. La preside e il comitato genitori della scuola li stanno cercando, ci stiamo dando da fare per trovare una soluzione per non interrompere il lavoro iniziato», fa sapere. «L’ideale sarebbe continuare in orario curriculare, di mattina c’è più freschezza ed è più immediato creare collegamenti con le altre materie e l’attualità». La voce, nel frattempo, si è sparsa e Diamante ha ricevuto diverse richieste da altre scuole. «Io sarei pronto, i ragazzini non mi fanno più paura!».