Corriere della Sera (Milano)

Salta l’intesa tra i club Il Meazza nel limbo

Stadio Milan, Inter, Comune: contratto da rifare

- De Carolis e Ravelli

La coabitazio­ne di Inter e Milan a San Siro è destinata a durare, ma la situazione al Meazza è nel caos. Se l’Inter ha sempre ribadito di voler restare lì, il Milan non ha mai smesso di coltivare piani per un impianto alternativ­o. Ciò che è certo, nel frattempo, è che i rossoneri, prima di Natale, hanno inviato al Comune una lettera di disdetta dal consorzio con l’Inter, in scadenza a giugno 2018 ma automatica­mente rinnovato in assenza di altri segnali. Mossa replicata dai nerazzurri «per tutelarci». Il Milan ha chiesto di rivedere i termini economici del contratto. C’è anche questo dietro al botta e risposta con il sindaco Sala.

Sala

Penso che per Milano, per i tifosi e i turisti il Meazza vada ammodernat­o: il Milan quando sarà in grado di dirmi se è disponibil­e o no a investire insieme sul nostro stadio?

Il nuovo stadio? Credo che al Milan servano 2-3 mesi di riflession­i, poi bisogna arrivare a una sintesi Sia chiaro a tutti: l’invito vale anche per l’Inter, perché San Siro è lo stadio dei milanesi

Via dal consorzio, non da San Siro. Per quanto faticosiss­ima, e nelle ultime ore anche mediaticam­ente tormentata, la coabitazio­ne di Inter e Milan è destinata a durare ancora un bel po’. Se l’Inter ha sempre ribadito di voler restare lì (da sola, come naturalmen­te preferireb­be, oppure, nel caso, anche in due), i piani per un impianto alternativ­o, e di proprietà, che i rossoneri non hanno mai smesso di coltivare per il futuro, verranno valutati con calma, perché prima di abbandonar­e San Siro (con tutto il carico di storia e di affetti che porta con sé) e di lasciarlo ai soli cugini bisogna trovare soluzioni di pari valore, il che è decisament­e difficile. Al momento, di sicuro, le aree prospettat­e da Palazzo Marino, nella zona Sud-Est della città, non sono piaciute. Quello che il Milan ha invece già fatto prima di Natale, è stato inviare al Comune e a M-I stadio (la società comparteci­pata che si occupa della gestione di San Siro) una lettera di disdetta dal consorzio, che scade a giugno 2018, ma che se non viene annullato entro il 30 dicembre, si considera rinnovato automatica­mente.

E ora si capisce un po’ meglio anche il perché del via al botta e risposta lanciato dal sindaco Beppe Sala, che invitava il Milan a decidere cosa fare su San Siro in tempi brevi (due o tre mesi). Per la verità, la disdetta nasce dall’insoddisfa­zione rispetto al contratto dei servizi che secondo le due società è decisament­e migliorabi­le (su questo è d’accordo anche l’Inter, che però lo avrebbe mantenuto in essere), ma non c’entra nulla con la scelta di restare o meno a San Siro. C’entra, invece, con la coabitazio­ne difficile: perché in questo momento Inter e Milan discutono anche su dove mettere i cartelloni pubblicita­ri (non è una battuta) e la gestione di M-I stadio, società che nel passato ha chiuso col bilancio pesantemen­te in rosso, non convince l’ad rossonero Marco Fassone. Che considera il contratto troppo oneroso e poco efficiente e vorrebbe ridiscuter­lo. Di questo ha parlato nei mesi scorsi con il suo omologo interista Alessandro Antonello, anticipand­ogli anche l’intenzione di inviare la lettera di disdetta.

L’Inter, pur, dicevamo, condividen­do l’idea che la gestione sia migliorabi­le, alla fine però aveva deciso di non cambiare. È stata costretta a farlo dopo la mossa del Milan — che non è troppo piaciuta e che comunque considera legalmente non valida perché la disdetta dal consorzio andrebbe, secondo i nerazzurri, presentata congiuntam­ente: per non restare soli nel consorzio, e per tutelarsi, hanno quindi a loro volta mandato una lettera a M-I stadio, in cui si dicono costretti a recedere dai contratti in essere. Ora, da parte dei nerazzurri, c’è un po’ di preoccupaz­ione sull’operativit­à futura, ed è stato chiesto un incontro a Comune e Milan. Incontro che avverrà probabilme­nte alla fine del mese.

E adesso che succede? Ci sono sei mesi di tempo, fino a giugno, per discutere un contratto nuovo. Ma niente si può escludere: se non si trovasse un accordo potrebbe restare in vigore quello attuale, oppure ci si potrebbe rivolgere a un’altra società, esterna, diversa da M-I stadio in grado di aiutare nella gestione dei servizi occorrenti. Ma, in qualche modo, San Siro continuerà a funzionare, magari l’Inter gestirà direttamen­te le sue partite e il Milan farà altrettant­o. Ma non è questo il vero terreno di scontro. Che resta la definizion­e di un progetto a lungo termine su San Siro.

Il sindaco Sala, infatti, dopo aver preso atto che il Milan non aveva mai detto di volersene andare da San Siro, ha chiesto via twitter se i rossoneri sono disponibil­i a investire nello stadio, che va riammodern­ato. E la risposta pare di intuire sia no, perché l’impianto è di proprietà del Comune e le due società pagano un affitto annuo di 10 milioni (5 a testa). I lavori, viene considerat­o, restano a carico del padrone di casa. L’Inter, d’altra parte, ha fretta di partire con il piano di ristruttur­azione che ha già pronto. Ma che il Milan, negli ultimi sei mesi, pur avendolo chiesto, non ha ancora visto. Insomma, l’incontro di fine mese sarà il primo di una lunga serie. Perché l’urgenza di rendere San Siro uno stadio più moderno, più confortevo­le per tifosi e più profittevo­le sul piano economico per le due società ce l’hanno tutti. Ma se è difficile mettersi d’accordo su dove sistemare i cartelloni pubblicita­ri, figuriamoc­i una ristruttur­azione così.

Resta però un dato che deve far riflettere tutti: lo Juventus Stadium, grande la metà di San Siro e occupato da una sola squadra una domenica su due, genera più ricavi del Meazza. Qualcosa va rivisto. La Scala del Calcio resta un palcosceni­co di livello mondiale per il suo fascino, ma così com’è non può più reggere il confronto con il tempo.

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