Sui Bastioni aleggia un’isola di calore
Pioggia ai minimi e temperature record nel 2017. Mappa dei microclimi nei quartieri
La Milano 2017 si classifica come la più hot almeno dal 1899. Temperatura media di 16,1 gradi in centro, solo una nevicata e nessun «giorno di ghiaccio» in cui la colonnina di mercurio resta sotto lo zero. Un anno «a bocca asciutta», con solo 591 millimetri di pioggia. E l’isola di calore sul centro-Nord della città crea microclimi diversi: San Siro diventa il Polo Nord, Sarpi i tropici.
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La Milano del 2017 calda e arida come non succedeva da un secolo. Una Milano che dimentica la pioggia e i maglioni di lana e soffoca sempre più nello smog che produce. Lo racconta Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo attraverso i dati che le centraline hanno raccolto nell’anno da poco concluso. «Temperatura media di 16,1 gradi in centro, mai così alta da quando inizia il nostro archivio digitale ovvero dal 1899 — conferma la meteorologa Pamela Turchiarulo — E 591 millimetri d’acqua caduti in dodici mesi, contro gli attesi 900». Risultati record raggiunti (per quanto riguarda la temperatura) solo nel 2015.
Gli otto rilevatori della Fondazione ridisegnano la mappa del clima cittadino. Pochi chilometri e dai tropici di Milano, che si possono identificare appunto con il centro storico, si passa a San SiroTrenno che guadagna il titolo di Polo Nord. Qui la colonnina di mercurio è in media di un grado sotto a quella di via Festa del Perdono. Il Sud svetta nella classifica degli eccessi di freddo, con la centralina in via Noto che totalizza 31 giornate di gelo. Un mese, sommando tutte le date, «in cui la minima era inferiore allo zero» continua Turchiarulo. Mentre in Statale, alla Bocconi e in via Sarpi i giorni rigidi sono stati due terzi in meno. A riprova della definizione di anno più caldo del secolo, il calendario 2017 non conta invece «giorni di ghiaccio», in cui il sole non riesce in 24 ore a portare la temperatura a valori positivi.
Chi ricorda con angoscia l’afa soffocante di agosto non sbaglia. I numeri confermano che insieme a marzo e giugno è stato il mese che si è allontanato maggiormente dai valori di media. Chinatown e Bicocca i quartieri peggiori per chi non sopporta il caldo e in cui, proprio ad agosto, si sono sforati i 40 gradi. Non è questione solo di aria bollente. «Su Milano come su ogni metropoli aleggia un’isola di calore — spiega l’esperta — che modifica in alcuni aspetti il clima». Ovvero: l’accumulo di edifici e attività nella parte centro settentrionale della città fa sì che l’atmosfera ristagni. In estate quindi si boccheggia di più a causa del mancato ricircolo e l’umidità persistente crea condizioni ambientali difficili. Si parla di indice humidex orario, che «stima il disagio umano associato a condizioni di alte temperature ed elevata umidità». Il cuore cinese-meneghino ha totalizzato 33 ore da incubo. In confronto la periferia Ovest è un paradiso con solo tre ore di disagio.
L’isola di caldo è responsabile di un’altra grande differenza: la quantità d’acqua caduta nei quartieri. Turchiarulo spiega che la cappa si comporta come una barriera che devia le perturbazioni, soprattutto in estate. «I temporali ci girano attorno e passano più a Nord o a Sud». Il risultato? In piazza Duomo si passeggia all’asciutto mentre in piazza Leonardo o in Bovisa gli ombrelli sono aperti per ripararsi da un’acquazzone. In un anno si arrivano ad avere anche 200 millimetri di pioggia in più o meno.
A fronte delle otto grandinate che hanno colpito il capoluogo lombardo, solo una debole nevicata ha delicatamente imbiancato la città il 10 dicembre. Un evento di poca cosa e che ben si addice al ritratto dell’anno hot.
Il bollettino meteo di Fondazione Odm si lega alla classifica annuale di Arpa che sotto la Madonnina ha bollato come neri 96 giorni a causa dello smog eccessivo. «La siccità non provoca carenza d’acqua a Milano grazie alla falda sotterranea — specifica l’esperta — ma peggiora la qualità dell’aria. Ristagnano polveri sottili, virus, batteri e anche l’influenza di questo periodo circola più facilmente». Un po’ di pioggia rimane il più rapido antidoto alle concentrazioni di inquinamento, «ma non basta la quantità. Le precipitazioni devono essere anche ben distribuite nel tempo per spazzare i veleni».
L’atmosfera
Su Milano come in ogni metropoli aleggia un’isola di calore che modifica il clima