Corriere della Sera (Milano)

Giornata ebraica Romano diserta: segnale anti-odio

L’assessore della Comunità ebraica: cortei e slogan inquietant­i

- di Paola D’Amico

Diserterà le celebrazio­ni della giornata della Memoria l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica Davide Romano (nella foto): segnale dopo le minacce lanciate in corteo contro Israele.

Disertare le celebrazio­ni per la giornata della Memoria. È il proposito di Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese. Alla messa a punto di quel calendario lavora da tempo. Ma mentre si avvicina la data centrale degli appuntamen­ti, il 27 gennaio, cresce la sua determinaz­ione: «Molti la leggeranno come una provocazio­ne. E vuole esserlo. So anche che il rischio è alimentare le polemiche — dice Romano —. Ma mi dicano che senso ha celebrare una giornata in cui si ricorda il passato se non si guarda al presente».

L’eco della deriva presa dalla manifestaz­ione pro Palestina, in un sabato di dicembre nel centro di Milano, non s’è spento. Per otto volte in piazza San Babila, il 9 dicembre scorso, venne scandito in arabo il motto dei jihadisti: «Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà». Un fatto già condannato dal sindaco Beppe Sala e oggetto di una denuncia. Anche se non scattato nell’ immediato — è stato necessario tradurre le urla gridate dalla piazza — l’allarme della Comunità ebraica è stato forte. È stato infatti chiesto che agli organizzat­ori di quel raduno non siano mai più concessi spazi pubblici. Non bastano condanne verbali degli slogan antisemiti.

«Dopo un attacco del genere, la giornata della Memoria di quest’anno non è più un ricordo come è sempre stato. Ciò che è accaduto getta una luce molto diversa, molto più inquietant­e. C’è sicurament­e anche il pericolo di un neofascism­o che ritorna, ma quelle urla jihadiste sono qualcosa di più. Riportano a quanto è accaduto in Francia dove — aggiunge l’esponente della Comunità — già nel 2000 cominciaro­no le contestazi­oni violente contro Israele, poi contro gli ebrei. E, poi, sono seguite le stragi di Tolosa,di Parigi, di Nizza. Ormai antisemiti­smo e antisionis­mo sono un tutt’uno».

Ci sono state le parole del sindaco. E anche il capogruppo della Lega Nord, Alessandro Morelli, ha raccolto l’appello della Comunità e, il 5 gennaio scorso, ha presentato una mozione urgente di condanna in cui si chiede alla giunta che si impegni «a chiudere ogni tipo di rapporto con associazio­ni, enti o singoli che abbiano contravven­uto alle leggi nazionali, alle norme e alle delibere locali».

Ma non è abbastanza. Ancora troppo silenzio circonda quella giornata. E una cartina di tornasole utile a comprender­e la preoccupaz­ione nella Comunità è la lettera-appello del rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib che, al contempo presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia dal giugno 2016, ha consegnato alle pagine del Corriere della Sera. «Crediamo sia giunto il momento di dare un segnale, soprattutt­o alle autorità religiose e a chi è impegnato nel dialogo interrelig­ioso, alla vigilia di due giornate importanti, il 17 gennaio Giornata del dialogo ebraico-cristiano e il 27 gennaio, Giorno della Memoria, affinché tali giornate non siano occasione per pronunciar­e discorsi retorici vuoti di significat­o», ha scritto rav Arbib. Nel Giorno della Memoria «sentiremo certamente e giustament­e parlare dell’indifferen­za che ha permesso l’attuazione della Shoà — ha aggiunto —. Oggi dobbiamo dolorosame­nte constatare che quell’indifferen­za continua ancora. Assistiamo sempre più frequentem­ente a manifestaz­ioni di antisemiti­smo che non è mai stato del tutto debellato e che, come un virus, si è mutato in quelle subdole forme di antisionis­mo che non sembrano provocare le reazioni di indignazio­ne e di scandalo che dovrebbero suscitare».

Davide Romano riparte da qui: «La storia insegna che gli ebrei non sono mai gli unici, sono solo i primi. E noi registriam­o che è la prima volta che si passa dall’odio antisionis­ta ad evocare in una piazza pubblica senza vergogna l’odio per gli ebrei. Vedo quello che accade in Francia, le similitudi­ni stanno diventando troppe, la Comunità sa cosa sta accadendo e non vogliamo che succeda qui. Il mio è un grido di allarme per risvegliar­e le coscienze».

L’analisi

Attenzione a urla jihadiste e al pericolo di un neofascism­o di ritorno

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La manifestaz­ione Il 9 dicembre, in piazza Cavour, è stato scandito il grido «Khaibar, Khaibar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà!» durante un corteo filopalest­inese

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