Lungo il Tamigi con Händel
Ottavio Dantone dirige i Pomeriggi nella suite «Musica sull’acqua»
«Sì, ho fatto vacanza, dieci giorni nella campagna della Borgogna, davanti al camino; ha piovuto molto e dovevo studiare tantissimo, dieci ore al giorno; ma a me piace, e stare in casa invece che in albergo o in aereo è già un bel modo per santificare le feste». Da lunedì Ottavio Dantone è tornato a Milano, questa sera è atteso sul podio dei Pomeriggi Musicali con Mozart e Händel, nei prossimi mesi dovrà incidere quattro dischi con la sua Accademia Bizantina e dirigere varie opere in Italia, Zurigo e Madrid. «Stiamo proseguendo l’incisione dell’opera omnia di Vivaldi, ora ci attendono il “Giustino” e delle pagine sacre poco note; poi ci aspetta l’op. 3 di Händel».
Proprio da una delle pagine più popolari del compositore di Halle, la prima suite della «Musica sull’acqua», principia il programma che Dantone dirige al Dal Verme: «Basta l’ouverture per capire la fama di Händel. Bach mirava più al contenuto, lui all’affetto, ma non è mai musica vuota. Händel guardava e imitava lo stile italiano, ma le parti fugate di questa suite, pur meno sublimi di quelle bachiane, risultano comunque troppo dotte, complesse e rigorose per qualunque compositore italiano. Anche le altre parti custodiscono momenti altissimi: la Water Music era destinata all’esecuzione all’aperto, sul Ta- migi, quindi con tanti strumenti; ma Händel non rinuncia a preziosità formali che diventano evidenti nelle esecuzioni con organici normali». Di Mozart accosterà le sinfonie «Praga» e «Haffner»: non manca la curiosità di ascoltare come uno specialista del barocco affronti Amadeus: «Ho iniziato a dirigerlo assiduamente a fine anni Novanta e lo sto frequentando sempre più. A Zurigo, dove ora mi attende la “Cenerentola” di Rossini, quest’anno farò “Le nozze di Figaro” e “Così fan tutte”; ho diretto quasi tutto il suo teatro, dalle opere giovanili al “Flauto magico”, manca “Don Giovanni” ma per casualità: varie volte mi è stato proposto, ma sempre quando avevo già impegni; arriverà anche lui». Per Dantone Mozart è una sorta di terra di mezzo tra il barocco e il romanticismo: «I compositori romantici scrivevano tutto ciò che va suonato, in quelli barocchi c’è molto di non scritto e quindi l’esecutore deve saper aggiungere. Mozart è una via di mezzo: la sua scrittura è abbastanza dettagliata ma ha dell’implicito che va capito. Accanto a passaggi tipici del barocco, come negli Sviluppi, ci sono momenti quasi romantici, ma guai a eseguirli in modo romantico: le melodie degli Adagi hanno una concisione impensabile nell’800».