Costi dello stadio Il Comune resiste ai club
Per lo stadio il prezzo resta di 10 milioni l’anno
Il Comune non cede. La convenzione con gli inquilini del Meazza scade nel 2030. Le condizioni di recesso, sulla carta, sono molto rigide. E questo lungo orizzonte temporale è l’asso nella manica dell’amministrazione. Non c’è spazio per gli sconti. Le trattative sono in corso da un anno. Le società Inter e Milan vorrebbero riprodurre lo schema introdotto nell’anno della Champions: il 30% del canone cash e il 70 in lavori.
Il Comune non cede. La convenzione con gli inquilini dello stadio Meazza scade nel 2030. E questo lungo orizzonte temporale è l’asso nella manica dell’amministrazione. Le condizioni di recesso, sulla carta, sono molto rigide. Le squadre di casa, Inter e Milan, chiedono di cambiare le regole: oggi pagano il canone al 60 per cento cash (quasi dieci milioni di euro) e al 40 per cento con l’esecuzione di lavori di manutenzione. La richiesta cioè è che si replichi lo schema adottato nell’anno della Champion, nel 2016, quando la quota di canone cash fu dimezzata. Non lo chiedono da oggi, la trattativa è aperta ormai da un anno. Ma il Comune tiene duro. Quei fondi sono ossigeno puro in tempi di bilanci sempre più magri.
C’è anche e, forse, soprattutto questo dietro al botta e risposta tra il Milan e il sindaco Beppe Sala che in una intervista su Sky nei giorni corsi ha dettato i tempi alla società rossonera che, prima di Natale, aveva inviato al Comune una lettera di disdetta dal consorzio che divide al 50 per cento con l’Inter, la società chiamata «M-I Stadio» che gestisce l’impianto dal 2011. Quasi un ultimatum: «Il Milan pensa a un nuovo stadio, a un suo stadio. Stiamo dando loro del tempo per verificare se ci sono le possibilità, però alla fine qualcosa bisognerà fare». Tre mesi.
In realtà la coabitazione di Inter e Milan a San Siro è destinata a durare, ma intanto la situazione al Meazza è nel caos. Il Comune lascia intendere che è intenzionato a mantenere la posizione di neutralità. Il consorzio «M-I Stadio» non è cosa in cui può mettere becco. È una creatura delle due squadre, nata per facilitare la gestione. E quel matrimonio tra Inter e Milan che scade a giugno senza disdetta sarebbe destinato a rinnovo automatico. Tant’è che la mossa è stata replicata dai nerazzurri che hanno chiarito: «Lo abbiamo fatto per tutelarci». La negoziazione con il Comune non ha dunque grandi margini. La trattativa non è chiusa, si cercano punti di contatto, ma gli uffici lasciano intendere che riprodurre lo schema di percentuali di pagamento del canone di due anni fa (70-30) è impensabile. Noto è, invece, il progetto dell’Inter per rinnovare San Siro, che oggi ha una capienza complessiva spropositata: 80.018 posti a sedere. Un investimento da circa 150 milioni di cui si discute da anni e che però non riesce a vedere la luce. Per riammodernare San Siro l’idea principale è di intervenire sul terzo anello che sarà totalmente riconvertito in box tecnologici e confortevoli, attrezzati con sale da pranzo, televisori, divani. Si aggiungerebbero poi spazi commerciali e andrebbe rivisitato anche il museo,