Corriere della Sera (Milano)

Fronda a Brera sul progetto del campus allo scalo Farini

- Elisabetta Andreis

I Il protocollo per creare il campus di Brera allo Scalo Farini è stato firmato il 22 dicembre, ma oggi viene impugnato da una dozzina di docenti dell’Accademia che contestano l’iter di procedura: «La presidente Livia Pomodoro ha sottoscrit­to l’accordo con le Ferrovie e con il Comune senza avere la preventiva autorizzaz­ione degli organi, che è necessaria», sostiene uno dei promotori, Filippo De Filippi. Solo due giorni fa il protocollo è stato sottoposto al Consiglio accademico, mentre il Cda e il Collegio docenti non sono stati ancora consultati (si riuniscono il 18 gennaio). «Il Consiglio ha votato a favore ma a giochi già fatti e sulla base di un testo che ci è stato solo letto. Ad oggi non esiste un verbale di approvazio­ne», aggiunge Giampiero Moioli. «Perché la firma dell’accordo sotto Natale, senza seguire l’iter corretto?», chiede Guido Pertusi. Sottotracc­ia, preoccupa l’eventuale cessione alla Pinacoteca delle «tre aule della discordia» (quelle sul Cortile d’Onore): «Il protocollo fa riferiment­o vago ad accordi precedenti, non vorremmo dover rinunciare alle nostre aule, anche se è vero che con lo Scalo guadagniam­o grandi spazi», dice Roberto Rosso, altro firmatario. Su quei tre minuscoli locali, necessari alla Pinacoteca per dotarsi di un vero ascensore e rendere accessibil­i le sue opere, Pinacoteca e Accademia non hanno mai trovato un accordo, ma adesso è urgente andare avanti. La prima ha bisogno di spazi, la seconda anche. Allo Scalo in un primo momento andrebbero i 1.300 studenti del dipartimen­to Nuove tecnologie, attualment­e ospiti di uno stabile in viale Marche sul quale pende uno sfratto. E la visione è potenzialm­ente più ampia. Il progetto della Grande Brera prevedeva il trasloco degli studenti nella caserma XXIV Maggio, che adesso non è più disponibil­e. Sarebbe paradossal­e (e contro gli interessi della città) che ci fosse un incaglio proprio ora che la presidente Pomodoro sta provando ad ottenere da Roma i finanziame­nti (30 milioni del Cipe) prima destinati alla caserma. La fase è delicata. Eppure la polemica infuria: «Se il Consiglio e la maggioranz­a del Collegio docenti si fossero pronunciat­e a favore del protocollo, sarebbe stata una decisione democratic­a — chiude Rolando Bellini —. Invece non c’è stata consultazi­one».

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I docenti che hanno impugnato l’intesa

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