«Salgo sul palco e vado a fare Finardi»
Blue Note
Musica, racconti, improvvisazioni: sono gli ingredienti del nuovo tour che stasera e domani porterà Eugenio Finardi al Blue Note per due concerti a sera: i set in programma alle 21 sono già sold out, ma ci sono ancora posti per quelli delle 23.30 (via Borsieri 12, € 35). Titolo dello spettacolo, «Finardimente»: «Avverbio che vuol dire “alla maniera di Finardi”», spiega il cantautore milanese. «Ma che, in senso pirandelliano, indica anche un’intenzione, perché, da musicista che ha spaziato dal jazz al blues alla classica, ho sempre quel momento in cui dico “oggi vado a fare Finardi”. Questo non significa che recito, ma che sono consapevole che ogni spettatore è legato ad alcuni miei brani più che ad altri e che il modo in cui sono stato percepito dal pubblico nel corso della mia carriera mi ha inevitabilmente influenzato come uomo e come artista». Tra i suoi classici, «Extraterrestre» e «Musica ribelle». «Ma per questo periodo storico, a 50 anni dal ’68, mi sembra più adatta “I fiori del maggio”», osserva Finardi. «Mi commuove perché mi riporta a quando, da ragazzo, sognavo di cambiare il mondo. E sì, volevo anche il progresso, e c’è stato, peccato si sia portato dietro un aumento terribile delle ingiustizie». Per le nuove generazioni è tutto diverso: «I giovani al massimo possono pensare di salvarlo, il mondo, dato che stiamo sciogliendo i ghiacci polari, facendo estinguere animali…», continua Finardi. Che a 65 anni non ha dubbi sulla sua delusione più grande: «Constatare che ha vinto l’avidità. Io sono cresciuto nell’epoca degli hippie, per me i soldi hanno sempre avuto poco valore e adesso vedere in tv programmi in cui si idolatra il denaro o notare che si parla di dischi unicamente se fanno guadagnare e fatturare mi devasta». In compenso ci sono la musica, la famiglia, i figli. E un desiderio: «Mi piacerebbe fare un viaggio di almeno tre mesi in Giappone, Paese che ha un’estetica meravigliosa e una società complessa, abbastanza aliena, in cui il futuro si intreccia con una fortissima tradizione. Mi affascina molto».