STRADE-GIOIELLO EREDITÀ TRADITA
Per secoli la corte del broletto, al centro di Milano, è sembrato il nostro gioiello, ma alla fine dell’Ottocento non abbiamo esitato a demolirne un lato per aprire via Mercanti.
Via Mercanti rispecchiava il desiderio di una città aperta al territorio con le medesime sterminate avenue tracciate a Parigi fin dal 700, a Milano una sorta di Y con i due rami verso Roma e verso Venezia già serpeggianti da tempo — completati con via Mercanti, appunto, e via Mazzini —, la strada verso il Sempione tutta da fare. La faranno iniziare con una piazza ovale, piazza Cordusio, con i palazzi delle istituzioni che saranno la ricchezza della Nazione, le Poste irradiate in ogni villaggio, la Banca d’Italia, le Assicurazioni e con al centro, mezzo dimenticata dall’arredo di oggi, la statua di Giuseppe Parini. Per realizzare via Dante il Comune esproprierà case e terreni sui due lati, rivendendoli agli imprenditori con vincoli sulla ricorrenza delle cornici delle facciate e promettendo un premio alla più bella: è una vera strada museo degli architetti milanesi fin de
siècle. I dehors oggi la deturpano? No, perché non impediscono di apprezzare il disegno delle facciate e non intendono rispondere a una intenzione estetica sovrapposta a quelle dei progettisti. Luca Beltrami aveva saggiamente previsto, davanti al castello, di allargare dopo piazza Cairoli la sezione di via Dante, aprendola con un ampio parterre che porta il suo nome e lì oggi uno sconsiderato affollamento di vasi ornamentali sembra alludere a una diversa intenzione estetica con la presunzione di migliorare quella iniziale ma con il solo esito di tradirla: presunzione che pare ormai pervasiva, di amministratori intenti a deturpare con le loro eccentriche iniziative le piazze disegnate suo tempo con coerenza. Se vogliamo la bellezza della quale spesso parliamo, occorre che i cittadini imparino a riconoscere le intenzioni originarie cui corrispondono le strade e le piazze e a protestare per progetti capaci soltanto di intaccare il rigore dei piani originari, senza poter contare oggi su un autorevole Beltrami a richiamarli all’ordine della bellezza.