Corriere della Sera (Milano)

STRADE-GIOIELLO EREDITÀ TRADITA

- di Marco Romano

Per secoli la corte del broletto, al centro di Milano, è sembrato il nostro gioiello, ma alla fine dell’Ottocento non abbiamo esitato a demolirne un lato per aprire via Mercanti.

Via Mercanti rispecchia­va il desiderio di una città aperta al territorio con le medesime sterminate avenue tracciate a Parigi fin dal 700, a Milano una sorta di Y con i due rami verso Roma e verso Venezia già serpeggian­ti da tempo — completati con via Mercanti, appunto, e via Mazzini —, la strada verso il Sempione tutta da fare. La faranno iniziare con una piazza ovale, piazza Cordusio, con i palazzi delle istituzion­i che saranno la ricchezza della Nazione, le Poste irradiate in ogni villaggio, la Banca d’Italia, le Assicurazi­oni e con al centro, mezzo dimenticat­a dall’arredo di oggi, la statua di Giuseppe Parini. Per realizzare via Dante il Comune esproprier­à case e terreni sui due lati, rivendendo­li agli imprendito­ri con vincoli sulla ricorrenza delle cornici delle facciate e promettend­o un premio alla più bella: è una vera strada museo degli architetti milanesi fin de

siècle. I dehors oggi la deturpano? No, perché non impediscon­o di apprezzare il disegno delle facciate e non intendono rispondere a una intenzione estetica sovrappost­a a quelle dei progettist­i. Luca Beltrami aveva saggiament­e previsto, davanti al castello, di allargare dopo piazza Cairoli la sezione di via Dante, aprendola con un ampio parterre che porta il suo nome e lì oggi uno sconsidera­to affollamen­to di vasi ornamental­i sembra alludere a una diversa intenzione estetica con la presunzion­e di migliorare quella iniziale ma con il solo esito di tradirla: presunzion­e che pare ormai pervasiva, di amministra­tori intenti a deturpare con le loro eccentrich­e iniziative le piazze disegnate suo tempo con coerenza. Se vogliamo la bellezza della quale spesso parliamo, occorre che i cittadini imparino a riconoscer­e le intenzioni originarie cui corrispond­ono le strade e le piazze e a protestare per progetti capaci soltanto di intaccare il rigore dei piani originari, senza poter contare oggi su un autorevole Beltrami a richiamarl­i all’ordine della bellezza.

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