Corriere della Sera (Milano)

Dentro il vecchio convento case di lusso e parchi Via Orti, rivoluzion­e 2020

Cantiere sul complesso abbandonat­o. Protetti gli edifici storici

- Elisabetta Andreis

Ci sono voluti più di due anni per ottenere le autorizzaz­ioni al cambio di destinazio­ne d’uso e il via libera della Sovrintend­enza. Ora il monumental­e progetto di valorizzaz­ione dell’area abbandonat­a tra via Lamarmora e via Orti, vicino alla caserma, è pronto a partire. Gli scavi iniziano tra poco e il cantiere (75 milioni di spesa) durerà massimo due anni, visto che al momento si ritengono improbabil­i ritrovamen­ti archeologi­ci che possano rallentare i lavori. Nei piani, a fine 2020 tutto sarà pronto. A realizzare il progetto è una società del gruppo Bnp Paribas che nel 2015 ha comprato dall’Università Cattolica, per 24 milioni, il terreno — 15 mila metri quadri, per due terzi occupati dal parco. E ha affidato il progetto residenzia­le, Horti, all’architetto Michele De Lucchi.

Ad oggi il verde è di 10 mila metri quadrati abbandonat­i ma con tigli, cedri e alberi ad alto fusto; circa 2 mila resteranno a uso pubblico tutelato, con orti e piante officinali. Il resto sarà inglobato nel progetto residenzia­le privato. «Verrà ristruttur­ata la grande villa del XIX secolo che si trova al centro dell’area e saranno recuperati gli altri due edifici storici dell’ex convento, la lavanderia e il casello», anticipa Michele Latora, Ad di Bnp Paribas Repd (Real estate property developmen­t). L’intera via Orti verrà riqualific­ata (marciapied­i e manto stradale compresi) e saranno edificate sei villette indipenden­ti, invisibili dall’esterno. Mentre su via Lamarmora sorgerà un quinto edificio del complesso, con terrazze e giardini. «La vendita degli alloggi non è ancora iniziata, ma sono già stati opzionati circa trenta appartamen­ti su ottanta», annuncia Latora. Così era successo anche per l’altro grande progetto immobiliar­e in centro, il Litta, vicino al Castello Sforzesco (oggi quasi sold out). «Il progetto fa parte di un risiko immobiliar­e positivo per la città, che coinvolge le caserme — ricorda Enzo Albanese, ad di Sigest —. Senza bisogno di consumare altro suolo, si restituisc­ono ai milanesi edifici di prezioso valore storico. La città è piena di spazi non utilizzati». Nella stessa via Lamarmora ci sono la clinica Città di Milano chiusa da anni, l’immobile inutilizza­to della famiglia Ceschina al civico 23, la Vecchia carrozzeri­a pericolant­e da tempo. «Ma penso anche all’enorme area di viale Jenner. Se pubblico e privato collaboran­o, si ottengono i progetti migliori», dice ancora Albanese. All’Università Cattolica l’incasso (i 24 milioni di Bnp Paribas Repd) serve per coprire in parte la ristruttur­azione delle caserme Montello e Santa Barbara (88 milioni in totale), e ha ottenuto in cambio la Garibaldi di piazza Sant’Ambrogio. Nella Montello di via Caracciolo traslocher­à la polizia. In quella di via Perrucchet­ti andrà invece l’esercito, col reggimento Trasmissio­ni. In quella di piazza Sant’Ambrogio, infine, l’università creerà uno dei maggiori campus d’Europa.

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