«La formazione non è solo costo»
«Èda due ore che giriamo da una parte all’altra della città, siamo già stati al San Raffaele, ci hanno detto che probabilmente non è ricoverato lì, di correre qua. Due ore che chiediamo a tutti senza avere informazioni certe, ancora non sappiamo cosa è capitato a Giuseppe, dov’è...». Sono le 20.30 quando nell’atrio del reparto Rianimazione all’ospedale Sacco entrano la moglie di Giuseppe Setzu e altri due parenti dell’uomo di 48 anni deceduto con due colleghi per la fuga di gas alla fabbrica di Greco. «Ci hanno avvertito alle 18, eravamo a casa e ci siamo precipitati negli ospedali, ma nessuno ci dice come stanno le cose, la prego, fateci vedere se è lui...», ha chiesto la donna al medico di turno. La voce rimbomba nell’atrio vuoto dell’ospedale, così come la risposta, all’inizio netta: «Non possiamo fare entrare nessuno, dobbiamo aspettare che ci dicano il nome, per non rischiare equivoci». Fino a quel momento, il corpo non era stato identificato. I quattro intossicati più gravi erano stati smistati nelle varie strutture ospedaliere e Giuseppe, arrivato in pronto soccorso già in condizioni disperate, era senza documenti. Subito trasferito in Rianimazione, poco dopo si è spento. La donna, in bilico tra coraggio e speranza, ha insistito, però. Non si è arresa. Ha voluto entrare a tutti i costi dentro al reparto, senza sapere cosa avrebbe visto, e ha riconosciuto il corpo del marito. I parenti sono stati per ore accanto alla salma. Se ne sono andati a casa solo quando il cadavere è stato trasportato alla camera mortuaria. Domani i funerali.