UNA MORTE ASSURDA
Icontrolli ai sensori erano stati fatti un mese fa. Un operaio racconta che l’attenzione dell’imprenditore verso la sicurezza era così forte che si veniva multati se non si utilizzava il casco di protezione. Eppure quei vapori assassini della fabbrica di via Rho hanno seminato la morte alla Lamina. E morire sul lavoro è cosa che non dovrebbe mai accadere. Perché le leggi ci sono, la tecnologia anche. E dunque spetterà a chi indaga capire che cosa è successo nel pomeriggio di ieri in quel maledetto forno della fabbrica di acciaio e titanio. Anche se capire non restituirà la vita a chi, magari per salvare il fratello o un compagno, ha perso la sua. O sta combattendo in queste ore con la morte. Uno choc per una città che fa dell’etica del lavoro la sua anima. Per questo bisognerà dire la verità su quello che è successo. Ma, soprattutto, in un Paese dove ancora 591 persone (ultimi dati Inail, 2017) sono morte sul lavoro, deve diventare l’occasione per fare ogni sforzo possibile perché i rischi (che pure continueranno a esserci, purtroppo) vengano ridotti al minimo.
Se tecnologia e innovazione non servono a questo, non servono a niente. Dovevano evitare che quegli uomini ieri in fabbrica, potessero morire. Milano, il Paese, non possono accettarlo.